Apro il cassonetto della carta e capisco che nello stabile sono l’unico che compra ancora giornali e riviste. In quello del vetro, poi, faccio un giro per le cantine d’Italia: dal nero d’Avola al muller thurgau dell’Alto Adige. Si beve poca birra, invece. Abbondano le cassette della frutta in cartone: buon segno, alimentazione sana. Siamo dieci famiglie, tutte italiane e di cibo tipico d’altri mondi non c’è neanche una confezione.
La prossima volta, quando andate a buttare la spazzatura, date un’occhiata nei cassonetti del vostro condominio. I rifiuti sono lo specchio delle nostre esistenze: abitudini alimentari, sprechi, tenore di vita. Uno degli addetti che ogni notte portano i sacchi in strada, mi ha raccontato che capisce il tipo di inquilini di un condominio dalla spazzatura. Nei cassonetti delle case popolari in proporzione ci sono molti più rifiuti, soprattutto alimentari, che nei palazzi di lusso. La sua conclusione è questa: forse chi abita negli stabili signorili mangia spesso al ristorante oppure consuma più cibi pronti.
A Milano vivono due milioni di persone: 1 milione e 200 mila residenti e 800mila che ci vengono per lavorare. Ciascuno produce circa 320 chili di spazzatura all’anno, 38 chili in meno rispetto al 2007, quando è iniziata la crisi economica: abbiamo stretto un po’ la cinghia e anche i nostri cassonetti sono stati un po’ più vuoti. Ciò che buttiamo rappresenta un tesoretto per la città: vale almeno 286 milioni di euro all’anno. È quanto fattura l’Azienda milanese servizi ambientali (Amsa) per Milano. Più del giro d’affari della Fiera di Milano nel 2012, che è stato di 263 milioni di euro. E gli appassionati del calcio sappiano che il valore della nostra spazzatura è maggiore dei diritti Tv incassati da Milan e Inter (intorno ai 230 milioni di euro).
I rifiuti a Milano danno lavoro a migliaia di persone: solo i dipendenti Amsa sono 3.291, ma poi ci sono quelli pagati dai condomini per portare sacchi e cassonetti dal cortile alla strada. Di tutte queste persone che cercano di tenere pulita la città ci accorgiamo solo quando c’è qualcosa che non va. Siamo andati a vedere chi sono e in quali condizioni lavorano… (segue)
Testo: Dario Paladini, Terre di mezzo street magazine, marzo 2014
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