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Rinasce a Vigevano il bar che fu della ‘ndrangheta

La famiglia Valle, originaria di Reggio Calabria, negli anni ’80 e ’90 mette le mani sulle attività commerciali di Vigevano, nella provincia pavese, a suon di rapine, di estorsioni, di pizzo, di usura. Sono uomini di ‘ndrangheta, saliti al Nord per conquistare nuove terre. Il bar “Giada” è il loro quartier generale: da lì decidono chi colpire e quando farlo.
Nel gennaio 1999 quel bar torna di proprietà dello Stato: per la prima volta in Lombardia si applica la Legge 109 del 1996, la norma sulla confisca dei beni. Al posto del bancone, dei tavoli e delle slot machine (i Valle hanno fatto fortuna con investendo nel gioco d’azzardo) nasce un centro d’accoglienza notturno gestito dalla Caritas.

Prossimo obiettivo, la Villa delle statue. Il programma della settimana di E!state Liberi è denso di impegni. Oltre ai lavori nell’ex bar Giada, i volontari visiteranno la “villa delle statue”, una struttura fatiscente dove i Valle avrebbero dovuto aprire un albergo. Il bene, seppur confiscato, non è ancora stato riassegnato a nessuna cooperativa sociale. Così la struttura sta cadendo a pezzi. Poco distante da Vigevano, a Gaggiano, c’è il “Bosco dei cento passi”, un terreno agricolo una volta appartenuto ad un boss locale. Ora Libera spera di trasformarlo in un apicoltura, per produrre del miele antimafia. “È molto difficile, del resto, avere a disposizione in Lombardia dei beni dove fare impresa e che non siano solo degli immobili”, precisa Martina Galli. In occasione del 19 luglio, anniversario dell’attentato di via D’Amelio dove perse la vita Paolo Borsellino, i volontari di Libera incontreranno il Coordinamento regionale dei familiari vittime di mafia, un’associazione appena nata che ha lo scopo di ricordare le vittime dimenticate delle guerre di mafia. Anche in Lombardia: “In questa regione c’è un problema di memoria: ricordiamo sempre i morti ammazzati lontani migliaia di chilometri. Chi si ricorda i nomi delle vittime di via Palestro? Lo stesso Giorgio Ambrosoli fatichiamo a ricordarlo”, commenta Davide Salluzzo, referente di Libera Lombardia.

“Lombardia colonizzata nel suo tessuto commerciale”. Dopo 14 anni, all’ex bar “Giada” si svolge “E!state Liberi”, il primo campo estivo lombardo gestito in tutto e per tutto da Libera, l’associazione contro le mafie di cui è presidente don Luigi Ciotti. Dal 14 al 21 luglio una ventina di ragazzi ritinteggeranno i muri dell’ex bar “Giada”, ne rifaranno la tappezzeria e la pavimentazione. Un modo per dire no alle mafie senza bisogno di sbarcare in Sicilia. “Pensiamo sempre ad infiltrazioni in campo finanziario o riciclaggio di denaro sporco, non ci rendiamo abbastanza conto che la Lombardia è stata colonizzata nel suo tessuto commerciale”, racconta Davide Salluzzo, referente regionale di Libera. Vigevano è forse la prima città che se n’è dovuta accorgere. Ed è giusto che da qui parta il riscatto.
“Era la normale conseguenza della storia di Vigevano che fosse qui il primo campo interamente gestito da Libera”, spiega Martina Galli, referente del presidio della cittadina pavese. A Vigevano, per la prima volta, un’imprenditrice lombarda ha osato denunciare una famiglia ‘ndranghetista. Le avevano distrutto il negozio due volte, le avevano portato via tutto. Per poi offrirsi di prestarle i soldi per ripartire. Così Maria Grazia Trotti era finita nel giro dello strozzinaggio dei Valle. Ha avuto il coraggio di reagire e oggi è presidente di Vigevano Libera, un’associazione antiracket che non fa parte del coordinamento di don Ciotti. Il suo è un esempio per tutti gli imprenditori lombardi ed è l’unica associazione antiracket del nord registrata nell’albo del ministero dell’Interno, insieme a Sos Italia libera di Como.

Nel corso della settimana di E!state Liberi, Vigevano ospiterà anche due serate di dibattito: il 16 con il sociologo Nando Dalla Chiesa e il 20 con don Luigi Ciotti.

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IL BLOG, “MAFIE IN LOMBARDIA”

3,7 miliardi di euro all’anno. Pari a circa all’1,11 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) regionale. Ecco quanto paga fare il mafioso in Lombardia. E qui vive anche la metà dei testimoni di giustizia. Ma come? Ce lo racconta Lorenzo Bagnoli sul nuovo blog “Mafie in Lombardia“, all’interno del nuovo portale dell’agenzia di stampa di Redattore Sociale.

Il blogger, Lorenzo Bagnoli
Avevo sette anni la prima volta che ho deciso di fare il giornalista. Dal 2012 ho un tesserino che mi dice, ogni giorno, che è davvero la mia professione. Cocciuto e brontolone, amo scrivere e leggere (il mio lavoro, insomma) e mangiare. Scrivo su Terre e Redattore sociale dal 2011.

E per saperne di più, leggi le inchieste che abbiamo già pubblicato su Terre di mezzo – Street Magazine:
– Chi si mangia l’Isola?, TdM n°044, maggio-giugno 2013
– Il racket della movida, TdM n°034, aprile 2012
– Milano omertosa, TdM n°032, febbraio 2012 

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    Terre di mezzo editore è una casa editrice fondata a Milano nel 1994.
    Pubblica ogni anno più di 100 titoli. Tra le collane principali ci sono: L’Acchiappastorie albi e narrativa per bambini e ragazzi, i Percorsi a piedi e in bicicletta, I Biplani, racconti di grandi autori illustrati da artisti di fama, i manuali creativi delle Ecofficine.
    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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