La parità di genere? In Italia non c’è nemmeno sulla carta. Stradale. “Nella penisola soltanto il 4 per cento di vie e piazze ha nomi di donne e ogni 100 strade dedicate agli uomini solo 7,9 ricordano figure femminili”, sottolinea sull’ultimo numero di Terre di mezzo Maria Pia Ercolini, fondatrice e coordinatrice nazionale di “Toponomastica femminile, gruppo nato un anno fa per sostenere la parità di genere anche nell’intitolazione di vie e strade. Per il 2 giugno, festa della Repubblica, Toponomastica femminile promuoverà l’iniziativa “Largo alle costituenti”, un modo per dare una via alle 21 madri della Costituzione. A parte Angela Gotelli, Nilde Iotti, Lina Merlin, Teresa Noce, Elettra Pollastrini e Maria Maddalena Rossi, lo stradario ha solo nomi di costituenti uomini. A Roma sono 7.563 gli uomini a cui è dedicata una delle 16.057 vie della Capitale (600 sono quelle dedicate alle donne), mentre a Milano su 4.239 strade 2.535 targhe portano nomi di uomini e 133 di donne. Il capoluogo lombardo oggi piange Franca Rame, scomparsa ieri all’età di 84 anni. Ma il modo migliore per ricordare il suo impegno per la parità tra i sessi e per una Milano più giusta sarebbe proprio intitolarle una via. Per segnare un punto sulla via della parità e per salutare l’attrice nel modo più degno.
Alcuni Comuni si sono già mossi in questi mesi, spinti dai 5mila aderenti al movimento Toponomastica femminile. Ad esempio, 40 Comuni l’8 marzo hanno dedicato tre vie a donne famose. Merito della campagna “8 marzo, 3 donne”, giunta alla sua seconda edizione. Il 25 aprile Toponomastica femminile si è mossa per chiedere l’intitolazione di vie alle donne che hanno combattuto durante la Resistenza, con l’iniziativa “Partigiane in città”. A Pistoia, le 21 rotonde sono state dedicate alle madri della Costituzione, mentre a Napoli il Municipio ha nominato una commissione paritaria per l’assegnazione delle strade di cui fa parte anche un membro di Toponomastica femminile. Se i nomi delle strade contribuiscono a creare la memoria collettiva di un popolo, ragiona Maria Pia Ercolini su Terre di mezzo di maggio giugno, “il fatto che le donne siano invisibili è la prova di una discriminazione”.
Redazione: Lorenzo Bagnoli, 30.5.2013