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Frustrati e confusi

“Già nel 2009 ci ho provato, ma il datore di lavoro non si è presentato in prefettura”. Cheikh è senegalese e lavora come collaboratore domestico. È uno dei tanti rimasti esclusi dal “condono” per colf e badanti di tre anni fa. È venuto alla Camera del Lavoro di Milano per capire se può riprovare ad ottenere questo benedetto permesso di soggiorno e smettere di vivere nell’irregolarità. Di questi incontri ce ne sono due a settimana: il martedì e il venerdì dalle 11 alle 13. A rispondere, dal palco, uno dei responsabili del settore immigrazione Cgil a Milano, Riccardo Piacentini.

Martedì 4 settembre, ci sono circa un centinaio di persone alla Sala Di Vittorio, tra immigrati e datori di lavoro italiani. Ognuno con i suoi timori: c’è chi non vuole sborsare quasi duemila euro per niente, chi ha paura di restare escluso, chi non ha la minima idea di come muoversi, chi vuole provarci lo stesso anche se un lavoro non ce l’ha. Cheikh ha già idea del calvario che ha di fronte. Si riscalda quando vede che tra gli esclusi, ci sono anche tutti coloro che hanno ricevuto un foglio di via. “Qua – sentenzia – ce l’hanno tutti. È già successo nel 2009”.

L’assemblea prosegue ordinata fino all’ultima mezz’ora, il “question time”. I datori di lavoro italiani sono i più scatenati: “Ma devo pagare i contributi di sei mesi senza essere certo di ottenere la regolarizzazione? Mi perdoni, ma è assurdo. Va bene il contributo forfait di mille euro, ma anche i contribuiti…”, chiede un signore. Piacentini risponde: “Se mi chiedete la posizione della Cgil è l’opposto di quanto previsto dal documento. Questa sanatoria doveva essere fatta in modo diverso”.

Di casi limite ce ne sono a bizzeffe. Come quello di una signora che ha una collaboratrice domestica da diversi anni. È mancata dall’Italia solo dal 22 dicembre 2011 al 4 febbraio 2012, ma in quel periodo ha continuato a percepire il suo stipendio. “Il rischio in questo caso è che la domanda non sia ritenuta valida – risponde -. Il testo è esplicito: il periodo di permanenza deve essere continuativo”.

I migranti spesso tornano a chiedere casi già spiegati durante l’incontro. La materia è ostica per tutti. E i livelli di istruzione sono i più disparati. “La mia signora ha detto di venire qui e prendere un appuntamento – dice Babacar, seduto accanto a Cheikh -. Non sa come funziona e anche per me è la prima volta”.

Una ragazza sudamericana seduta di fronte a lui ha perfettamente idea di quale sia il problema: domostrare che risiede in Italia da prima del 31 dicembre 2011. Pensava al visto sul passaporto, ma è atterrata ad Amsterdam, poi è arrivata a Malpensa con un altro volo. “Se non hai conservato il biglietto, sarà difficile che l’accettino come prova”, risponde Piacentini.

Una signora parla del caso della sua colf: ci ha già provato nel 2009, ma il vecchio datore di lavoro è deceduto prima della convocazione in Prefettura. Che fare in questo caso? Rifare tutto da capo, il margine per fare ricorso è finito da un pezzo.

È passata un’ora e mezza. Cheikh è soddisfatto: almeno ci può riprovare. “Però è difficile, non so come finirà”, dice.


Testo: Lorenzo Bagnoli 
Pubblicato il 4 settembre 2012  

***

Circola una bozza del decreto attuativo e non risolve i problemi

Doveva essere pubblicato entro il 29 agosto, cioè venti giorni dopo l’entrata in vigore del primo decreto interministeriale. Così era scritto sulla carta. Invece il regolamento attuativo della sanatoria per i lavoratori clandestini non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. “Circola solo una bozza”, spiega Maurizio Bove, responsabile immigrazione della Cisl Milano. Perché tutta questa attesa? Dal ministero del Lavoro e dal Viminale ad oggi non è ancora giunta una spiegazione. Quel che è certo è che il documento presenta dei punti che destano la preoccupazione di sindacati e patronati che dovranno accogliere le richieste degli immigrati che si vogliono regolarizzare.

Non si sa ancora niente circa i documenti ritenuti validi per dimostrare la propria residenza in Italia da più di un anno, una delle condizioni per accedere alla regolarizzazione”, aggiunge Bove. Un punto spinoso, che è stato sollevato dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni fin dall’inizio. “Il rischio – prosegue il sindacalista – è che si scarichi sui patronati l’onere di stabilire se la documentazione portata è valida o meno. Non mi sembra corretto”. “Per quanto è trapelato, la sanatoria non si annuncia per niente bene, il governo mi sembra molto confuso sul da farsi”, rincara la dose Gianfranco Schiavone dell’Asgi. Ancor più critico Kurosh Danesh, della Cgil nazionale: “Arriveremo al paradosso che chi ha ricevuto un foglio di via o una multa, che sono atti pubblici sarà avvantaggiato. Saranno in difficoltà i più onesti, che non hanno mai ricevuto comunicazioni ufficiali e che non si sono denunciati per paura di essere respinti”. E fa una previsione: “Se non cambieranno le cose, ci sarà uno spostamento di massa nelle questure che avranno le maglie più larghe. Per evitarlo, serve assolutamente uno standard nazionale”.

Questa sanatoria, ricorda Danesh, nasce dalla ratifica della direttiva europea 52 del 2009, in materia del lavoro nero. “Questo è il nostro punto di riferimento: deve essere un’opportunità per i lavoratori”, aggiunge. Peccato, prosegue il sindacalista, che la posizione degli stranieri sia “passiva”: “Non hanno voce in capitolo. Le truffe nascono dal fatto che conta solo il datore di lavoro, che solo lui può stabilire se regolarizzare il dipendente straniero oppure no”. Questa condizione genera il ‘mercato nero’ delle regolarizzazioni.

Nei giorni scorsi l’Agenzia delle entrate ha pubblicato una nota in cui spiega come compilare il modulo per il versamento per i mille euro di regolarizzazione. È stato fissato anche il paletto minimo di 30mila euro di reddito, scontato a 20mila in caso di lavoratori domestici (27mila se si tratta di una famiglia), per i datori che hanno intenzione di regolarizzare gli stranieri. Nonostante questo, il documento non esce. Il tempo però stringe: già il 7 settembre sarà possibile compilare i primi versamenti.

Testo: Lorenzo BagnoliPubblicato il 3 settembre 2012

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