0ggetto indispensabile nello zaino: prendimiele. Sembra un tentativo goffo di barcamenarsi nel vecchio gioco “nomi-cose-città”, invece è
un consiglio reale. Mai partire per il camping senza prendimiele e coltello spelucchino, almeno secondo Jacopo Manni e Lorenzo Buonomini. Campeggiatore di lungo corso il primo, chef sui colli romani il secondo, Jacopo e Lorenzo hanno detto no alla “dieta del polifosfato e dei liofilizzati”, fatta di wurstel, scatolette e minestre in busta. E assicurano che anche sotto le stelle, sul fornellino a gas, si possono cucinare piatti da gourmet: tajine di agnello con albicocche e cous cous, orata all’acqua pazza e addirittura ravioli di mortadella.
“Il prendimiele è perfetto per i pestati in tazza”, chiarisce Lorenzo: “In campeggio, con un solo fuoco a disposizione, molti condimenti si possono preparare in emulsione, pestando erbe e aromi in un contenitore di plastica”. Il primo segreto dello chef campeggiatore è l’attrezzatura, seguita a ruota dalla qualità degli ingredienti. “No minimarket, sì farmer’s market -affermano con decisione Jacopo e Lorenzo-, perché non c’è nulla di meglio che acquistare il cibo dai produttori della zona, nei mercatini o direttamente nelle aziende agricole”. E dalle ricette da campeggio è nato un libro, “Il Re del fornelletto” (Terre di mezzo Editore, 10 euro): 55 tra pastasciutte, secondi di carne e
pesce, frittate, insalate, piatti alla griglia e dolci.
“L’idea mi è venuta l’estate scorsa”, racconta Jacopo, 34 anni, che di mestiere organizza eventi culturali con l’associazione Semintesta: “Ero in Croazia, in un campeggio a picco sul mare: volevamo concludere le ferie sul tavolino pieghevole imbandito, ma per mancanza di idee siamo finiti in trattoria”. Appena tornato a casa, Jacopo si precipita dall’amico Lorenzo, 36 anni, che a Frascati, assieme a due soci, gestisce il ristorante Il Torchio. “Il locale era in ristrutturazione e così ho accettato la sfida”, fa eco lo chef: “Vedere fino a che punto i miei piatti,
anche i più elaborati, si potevano semplificare per essere realizzabili su un solo fornellino”.
Provando e riprovando, accampati in giardino, Jacopo e Lorenzo hanno scoperto qual è il minimo di acqua per cuocere la pasta senza aspettare una vita (per due persone, un litro e mezzo), hanno perfezionato i metodi di cottura per ridurre al minimo le pentole (ne bastano due, quelle del classico “set popote”, purché antiaderenti) e stabilito davanti a quali cibi bisogna proprio arrendersi. “Arrendersi mai -smentisce Lorenzo-, ma è meglio evitare i tagli di carne troppo grandi e le cotture lunghe come i brasati: una bomboletta di gas dura all’incirca un paio d’ore di fiamma”. Le ricette proposte sono rigorosamente per due persone, ma non è proibito invitare i vicini di piazzola. Purché portino in dote piatti, bicchieri e fornelletto.
Testo: Giulia Bondi