In Italia un quarto dei pentiti detenuti sono rinchiusi nella fortezza di Paliano, provincia di Frosinone. È nel cuore della Ciociaria che esiste l’unico carcere destinato solo ai collaboratori di giustizia. Oggi sono 43 e appartenevano alla mafia, alla ‘ndrangheta e alla camorra. Protetti da una doppia cinta di mura che risalgono al XVI secolo, cercano di ricostruirsi un’esistenza frequentando i corsi professionali organizzati dall’amministrazione carceraria, in collaborazione con le associazioni del piccolo borgo (8.300 residenti) che ha imparato a convivere con l’ingombrante coinquilino.
L’inchiesta del numero di dicembre di Terre di mezzo – street magazine “La fortezza degli invisibili”, racconta la vita dentro e fuori il carcere di Paliano. E si scopre che in quella che dovrebbe essere una struttura con particolari misure di sicurezza, mancano 20 agenti di polizia penitenziaria, la videosorveglianza è solo nella sala colloqui e nel refettorio e il sistema di videoconferenza, che permetterebbe ai pentiti di testimoniare senza andare in Tribunale, c’è ma non funziona. Alla direttrice, Nadia Cersosimo, è capitato anche di dover fare la guardia in portineria per mancanza di personale. E gli attrezzi e gli ingredienti del corso di cucina li paga di tasca sua.
Nel 2010 (ultimo dato disponibile) i pentiti in Italia erano 957, di cui 46 donne. La maggior parte, 735, erano in stato di libertà oppure beneficiavano di misure alternative alla reclusione: detenzione domiciliare, affidamento ai servizi sociali, libertà vigilata. Gli altri 222 erano dietro le sbarre e più di un quarto, per l’esattezza 61, a Paliano.
Testo: Dario Paladini, per Redattore Sociale.