“La forza d’animo necessaria a difendere, coltivando un orto, anche il nostro più osteggiato diritto: quello alla semplicità.”
Aveva da poco ritirato il Premio Rapallo, vinto con il suo ultimo scritto «Al giardino ancora non l’ho detto» (Ponte alle Grazie). Il libro ha l’andamento e il tono di un diario di una discesa e un po’ di un prezioso testamento che non manca di ricordarci che “il vento è disegnato dai petali del susino che cadono leggeri”… (leggi su Doppiozero.com, articolo di Francesco Cataluccio, marzo 2016):
Pia Pera iniziò a raccontare quella sua esperienza di cittadina trasferitasi in campagna alle prese con le piante e i fiori indisciplinati: “Non chiamatele ‘erbacce’: le erbe spontanee sono ospiti della mia terra!”. I suoi testi dimostrano competenza, saggezza e poesia. Più “militanti” e pratici sono i volumi successivi, frutto dell’ insegnamento attraverso il suo sito web e conferenze, come Le vie dell’orto. Coltivare verdura e frutta sul balcone, sul davanzale o in piena terra e difendere il proprio diritto alla semplicità (Terre di mezzo, 2011). L’orto e il giardino sono ormai un lavoro non soltanto pratico, ma anche di riflessione, aggiornamento, scoperta di tecniche e trucchi. Pia vuole comunicare agli altri la realizzazione della sua piccola utopia e la felicità che le viene dallo stare a contatto con la natura. Ma poco dopo avviene il patatrac: una gamba che non si muove bene, analisi che non chiariscono niente, l’aggravarsi dello stato generale di salute, la diagnosi di un progressivo stato degenerativo… Pia continua come può a vivere il suo giardino, anche se i fiori a poco a poco non li può più curare, e la terra non riesce più lavorarla. Si accentua inevitabilmente la sua simbiosi ed identificazione con esso: “È cresciuta l’empatia. La consapevolezza che, non diversamente da una pianta, io pure subisco i danni delle intemperie, posso seccare, appassire, perdere pezzi.”
La terra non potrà che esserti lieve. Ciao, Pia.
In foto: Pia Pera a Milano, nel 2011, presentazione del libro “Le vie dell’orto“