Nonostante dal 2007 per i minori sia vietato entrare nelle sale da Bingo, in Italia continuano ad esserci sale indirizzate ad un target “familiare”. Dove anche i bambini hanno lo spazio per giocare. O dove con spazi dove possono aspettare che i propri genitori finiscano di scommettere. Lo evidenzia Matteo Iori, presidente del Conagga e del Centro sociale Papa Giovanni XXIII durante il “Seminario Gioco”, organizzato a Milano dalla casa editrice Toro, specializzata sui temi del gioco.
A Misterbianco, in provincia di Catania, c’è Family Bingo. A Quartu Sant’Elena, nel cagliaritano, c’è Bingolandia, con le stesse caratteristiche. “Il Bingo viene fatto passare come una tombola, ma invece non lo è”, sostiene il presidente del Conagga. Basti pensare che in un minuto a tombola è difficile fare più di sette-otto estrazioni. Al contrario, nelle sale Bingo ce n’è una ogni 2,7 secondi e un giocatore in media gioca su una cartella e mezza. Lo stress legato al gioco non è paragonabile. A questo si aggiunge che la maggior parte delle sale Bingo offre anche diverse tipologie di giochi.
Il falso mito del gioco da famiglia ha permesso di aprire sale come le due citate da Iori.
Eppure l’ultima ricerca pubblicata a fine giugno da l’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss) dovrebbe destare preoccupazioni. Secondo la ricerca il 20% di bambini e adolescenti fra 10 e 17 anni frequenta sale bingo e slot machine e il 25% dei piccoli fra 7 e 9 anni ha già usato la paghetta per lotterie e gratta e vinci. In tutto si stima che ci siano 800 mila ragazzini tra i 10 e i 17 anni che giocano d’azzardo e altri 400 mila bambini fra i 7 e i 9 anni.
Redazione: Lorenzo Bagnoli, 7.7.014
Immagine, credits: Lorenzo Gritti