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Voglio soltanto una luna

Masami Aomame è uno dei personaggi fondamentali dell’ultimo romanzo di Haruki Murakami, 1Q84. Enigmatica e affascinante, la giovane Aomame si convince di vivere in un mondo parallelo e di vedere, ogni sera, non una ma ben due lune. Immagina che la stessa cosa accada alla protagonista del tuo racconto.”

Ecco il racconto vincitore del concorso letterario a tema “Le due lune”, promosso da Terre con la Scuola Holden.

Voglio soltanto una Luna
di Beppe Roncari


Sei anni e correva con il cuore in gola.
Dicembre 1984.
Natale!
Arriva Natale!
Era l’ultimo giorno di scuola.
Faceva freddo a Milano quell’anno, ma Ermione non aveva grandi metri di paragone. Era il suo primo anno di scuola, alla Giovanni Pascoli, in Via Rasori.
Le piaceva scrivere, leggere e disegnare, ma non vedeva l’ora di passare qualche giorno a casa sua, da sola, con i genitori che le avrebbero fatto le coccole tutti i giorni, come per il ponte di Sant’Ambrogio.
E poi chissà.
Chissà se avrebbe ricevuto quello che desiderava da Babbo Natale… – 
Anche se la sua amica Cristina diceva che era Gesù Bambino a portare i regali, Ermione, però, non era d’accordo.
La mamma l’afferrò per la collottola della giacca. Ermione si era slanciata oltre il marciapiedi all’incrocio di Corso Vercelli, quello del Burghy, senza controllare il semaforo.
– Guarda prima di attraversare, signorina!
Ermione sbuffò. Era solo giallo, non rosso.
– Scusa… – biascicò, poco sincera. Era meglio non contrariarla ,la mamma. Poteva fare la spia a Babbo Natale, ed Ermione non voleva rovinare tutto il lavoro dell’anno passato a “fare la brava”.
La mamma sorrise. 
– Dai, facciamo un giro tra i negozi, prima di rientrare.
– Ma mamma!
– Dai, che magari vedi qualcosa che ti piace per Natale.
C’era un bel maglione di lana, bianco come il latte, che la mamma adocchiava in vetrina.
– So già che cosa voglio! L’ho già scritto a Babbo Natale! Ed è troppo tardi per cambiare!
Il semaforo intanto ripassò dal rosso al verde, ed Ermione fece un nuovo scatto. Ma la mamma la bloccò di nuovo, più dolcemente stavolta.
– E che cosa gli hai chiesto?
Ermione sorrise e la mamma le fece eco. Avevano le stesse fossette, madre e figlia, come una goccia d’acqua allo specchio.
– Una Luna!
Le fossette della mamma si ribaltarono in basso.
– Ma cara, la Luna è in cielo.
– Lo so benissimo che la Luna è in cielo, mamma!
– E allora?
– Non voglio mica quella Luna. Ma una Luna. Una Luna tutta mia!
– Un’altra Luna?
Ermione mosse la testolina su e giù forte forte, più volte. Sì sì. Una Luna tutta nuova. Tutta per lei.

Ma quel Natale Ermione non trovò una Luna sotto l’albero, ma una stazione del treno dei Lego, una Barbie e un maglione di lana, proprio quello bianco come la neve.
Era evidente che Babbo Natale aveva un problema con le consegne.
Forse gli elfi erano in sciopero.

Per tutta la giornata, per ripicca, Ermione non spiccicò parola (quasi). Si sciolse solo la sera, quando arrivò zio Valentino, che le regalò un binocolo!
Insomma, non era proprio come avere due Lune, ma almeno poteva vederne due, riflesse sulle lenti.
Inutile dire che mamma e papà non approvarono il regalo: troppo da maschi, troppo costoso, troppo da grandi. E altre sciocchezze, pensò Ermione. Sospettava segretamente che zio Valentino fosse in combutta con Babbo Natale. Nel suo pizzetto rossiccio spuntavano bianchi pelucchi d’argento. Chissà. Magari era un assistente in incognito.

Passarono i giorni di festa. E la Luna non arrivava. Capodanno, sì. Ma ancora niente. Eppure, la bambina era sicura che la Luna sarebbe arrivata prima della fine dell’anno.
Invece no. 
Il due gennaio Ermione cominciò a disperare.

Si confidò con zio Valentino, al telefono, la sera del 3.
– Zio…
– Dimmi, cara.
– Non è ancora arrivata la mia Luna! E l’anno è già finito…
– Mmm… – rispose lo zio, serio. – Forse lo so perché, è cara.
– Davvero?
– Sì. Conosci la storia del calendario?
Ermione scosse la testa. Lo zio non poteva vederla al telefono. Eppure capì lo stesso il suo gesto. Lo zio la capiva sempre.
– Una volta, l’anno, non finiva mica il 31 dicembre.
– Nooo?
– No, e Natale non arrivava mica il 25…
– Davvero?
– Sì.
– E allora quando?
– All’Epifania.


Nei due giorni successivi Ermione stette il più possibile sul suo balcone, al primo piano in via Andrea Verga, a guardare in cielo la candida Luna (quella sbagliata, solitaria, lontana). Anche se c’erano pure le sbarre alle finestre. Per colpa dei ladri.

Il cinque gennaio un’ondata di freddo siberiano si abbatté giù giù, oltre il Danubio, fino al mar Mediterraneo. Il giorno dell’Epifania, Roma fu colpita da una nevicata in stile 1956. Il mondo stava cambiando? Forse. Ma a Milano, da Ermione, ancora niente Luna.

– Ancora un po’ di pazienza, cara, – disse zio Valentino a Ermione. – Conosci il proverbio?
– No! – Rispose piccata la bimba.
– Roma non fu costruita in un giorno… E una Luna non può arrivare sulla Terra tutta d’un colpo.
Ermione lo guardò con occhi da cagnolone: – Davvero, zio? Davvero?
Zio Valentino le sorrise. Mano sul cuore.

Nove giorni, e si compì il miracolo.
La mattina del quindici gennaio 1984, Milano era tutta candida, e lucida. Come Ermione non l’aveva vista mai.
Come una Luna.
– Una Luna! Una Luna tutta mia!
E per di più chiusero le scuole!

Un’altra Luna, spaccata a metà, sorrideva poco sopra la Madonnina imbiancata, dal suo piccolo spicchio di cielo.

Il commento – Scuola Holden

Una storia che insegna a vedere le cose anche dove non ci sono, a immaginarle. A credere che tutto sia possibile. Una sorta di metafora, liminale, sula scrittura che consente di vedere quello che non c’è. Perché con la scrittura si inventa. Questo racconto rende credibile il fatto che la luna possa essere una città imbiancata. Bene. L’invenzione narrativa però bisogna saperla anche dosare. O, forse, domare. Cercare insomma di dare la propria impronta di autore, fondando un mondo che si regga (anche) da solo.

L’Autore, chi è

Beppe Roncari. Quelli come lui nascono una volta ogni 2 morti di papa. Milanese, belga, romano, ora torinese. Letterato prestato al web, all’occorrenza s’improvvisa saldatore. Sul suo profilo Twitter si definisce così: game designer and life innovator.

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    I primi grandi bestseller sono stati la guida al cammino di Santiago de Compostela e La grande fabbrica delle parole, di Valeria Docampo.
    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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