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Emergenza prorogata

Per i profughi dal nord Africa e i comuni che li hanno ospitati per un anno e mezzo il 2013 sarà ancora più difficile. Lo stato d’emergenza in teoria finisce il 31 dicembre, ma il ministero dell’Interno scrive, in una circolare datata 14 dicembre, di aver trovato i fondi (ma non come) per prorogarla di “almeno due mensilità”. A due condizioni. La prima è che ci sarà una drastica riduzione dei costi: dagli attuali 46 euro al giorno per ogni migrante pagati agli enti che li ospitano, si passerà a 15-20 euro. Inoltre, non saranno più alloggiati in strutture alberghiere, ma in comunità gestite dal terzo settore. Tocca ai Comuni e alle prefetture trovare centri disponibili ad accogliere i profughi dell’emergenza a un prezzo così basso. E il tempo stringe: tra undici giorni, chi non troverà un posto, corre il pericolo di finire per strada. 

Il ministero dell’Interno concede ai circa 20mila ancora sul territorio italiano un permesso di soggiorno per motivi umanitari e un “titolo di viaggio”, una sorta di passaporto sostitutivo. L’obiettivo è che lascino l’Italia. Per dare sollievo al sistema d’accoglienza ormai saturo e che è sempre più vicino al collasso. La memoria però corre all’aprile 2011. La Francia chiuse le frontiere a i profughi, soprattutto proveniente dalla Tunisia, si ammassarono alla frontiera. È il rischio che si corre quando manca un coordinamento europeo.

I posti del circuito Sprar sono stracolmi così come i centri di prima accoglienza. Al Centro d’accoglienza di Lampedusa la situazione è grave tanto da aver spinto la sindaca Giusi Nicolini a chiedere al ministero di spostare 500 profughi in altre Regioni. Tra questi 80 arriveranno nei prossimi giorni in Lombardia. 

Fino ad oggi le procedure per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, il primo step dell’uscita dall’emergenza previsto dal Viminale, sono state 8.337. All’incontro delle prefetture lombarde, però, si è fatta strada anche la possibilità di ricorrere ai respingimenti, nel caso in cui i migranti non rispettassero la legge. Il primo caso, ancora in esame, riguarda due profughi accolti in Lombardia che sono stati arrestati per spaccio di droga.

Il decreto ministeriale che renda ufficiale la proroga dell’emergenza è atteso a ore. A questo poi seguirà un’ordinanza della Protezione civile per chiudere la pagina dell’emergenza e aprire una nuova gestione, in carico agli enti del terzo settore. In mezzo, un “periodo di sospensione” che secondo Anci “potrebbe mettere a rischio la possibilità di rinegoziare le convenzione in atto e quindi la possibilità di ridefinire le modalità di accoglienza”, si legge in un documento interno dell’associazione dei Comuni. Con il risultato, ancora una volta, di una gestione dell’accoglienza farraginosa e poco conveniente sul piano economico. 

Questo è uno dei punti che evidentemente non ha funzionato nel primo anno e mezzo di gestione: troppi soldi spesi senza che ci fosse un reale progetto di integrazione. Alcuni profughi presenti in centri Caritas lombardi, ad esempio, raccontano di aver ottenuto una sorta di “buona uscita” di circa 200 euro per cercarsi un’altra sistemazione. Una quota che i centri d’accoglienza hanno raccolto mettendo via parte dei finanziamenti per l’emergenza. Anche con questo si giustifica il forte taglio dei contributi per l’accoglienza dei profughi, a cui comunque verrà garantito vitto e alloggio. Ovviamente, non ci sono i tempi tecnici per aprire bandi e quindi non è chiaro in che modo si stabilirà a quali centri spetta la gestione dell’accoglienza profughi.

Con il 31 dicembre, morirà anche la “cabina di regia” dell’emergenza, che dal 2013 verrà coordinata dalle singole prefetture. Il timore di Anci è che in questo modo ognuno faccia di testa sua. Un esempio: nonostante i profughi abbiano diritto a richiedere la residenza nel Comune dove si trovano, tutti i municipi della provincia pavese hanno rispedito la richiesta ai mittenti. Una decisione interna.

Non è capitato lo stesso a Pieve Emanuele, dove però l’amministrazione sta correndo contro il tempo per trovare una struttura che accolga gli 81 profughi ancora nel Residence Ripamonti. Terre di mezzo segue l’accoglienza nell’albergo dell’hinterland milanese da quando sono arrivati 440 profughi, nel maggio 2011. Ne aveva raccontato la storia con l’inchiesta Vacanze forzate, a luglio 2011. “Dobbiamo trovare una soluzione rapida – spiega il sindaco Paolo Festa, molto preoccupato -. Le Prefetture devono sottoscrivere le nuove convenzioni dal primo gennaio. Noi abbiamo sempre fatto la nostra parte: Pieve s’è fatta carico di un peso per tutta la comunità. Ora chiediamo che gli altri ci aiutino a risolvere questa situazione”. L’appello è rivolto alle strutture del terzo settore. Senza un aiuto, il Comune non può reggere: “Abbiamo numeri paragonabili a province come Sondrio, Mantova e Cremona. Qui però siamo solo un Comune di 5mila abitanti”. Il 27 dicembre l’amministrazione ha convocato un tavolo con le associazioni locali per cercare centri disponibili. Per di più, tra gli 81 profughi “pievesi”, tre sono seguiti dai servizi sociali per gravi problemi psicologici.

Redazione: Lorenzo Bagnoli, 20.12.012

Link al videoreportage “Vacanze forzate”

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