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Solidarietà spicciola

Il peggior risultato nella storia delle ong italiane. La campagna di raccolta fondi via sms dell’Agenzia italiana per le risposte alle emergenze (Agire), di cui fanno parte 11 organizzazioni non governative, ha raccolto in 49 giorni solo 60mila euro per i progetti in Siria. La campagna è stata chiusa il 25 settembre e le Ong ora sono costrette a rinunciare ai loro progetti. Il Cesvi, per esempio, voleva aprire per i profughi siriani in Libano un centro di assistenza per famiglie e minori a Masharia al Qa, nella valle del Bekaa. L’organizzazione bergamasca aveva anche un finanziatore tedesco, ma il progetto è andato in fumo: “Un’occasione persa – commenta Giangi Milesi, presidente del Cesvi -. Ci aspettavamo una raccolta di dieci volte maggiore. Avremmo potuto far fruttare gli aiuti tedeschi, invece non se ne potrà fare nulla”.

Al banco degli imputati, Milesi mette prima di tutto i grandi media: “Trattano le crisi in modo autoreferenziale, parlando solo dei pericoli per la stabilità della regione piuttosto che raccontare le vicende dei profughi e dei rifugiati”. “I risultati di un sondaggio Doxa confermano che il 60% degli italiani è al corrente dell’esistenza di un’emergenza in Siria – spiega Marco Bertotto, direttore di Agire -. Di questi circa il 58% ritiene necessario un aiuto dall’esterno per affrontare l’emergenza, mentre il 48% è soprattutto preoccupato per le possibili ripercussioni sull’Italia, dall’arrivo incontrollato di profughi alle conseguenze politiche ed economiche della crisi. Eppure queste informazioni però non si trasformano in una mobilitazione”. Non è la prima volta che le raccolte fondi si rivelano un buco nell’acqua. Nel 2005, in Pakistan, un terremoto ha provocato 50mila morti e centinaia di migliaia di sfollati. La notizia s’è persa nel grande circo dei media e la campagna fondi per il sostegno umanitario è stata un fallimento. “Ci sono stati Paesi come la Gran Bretagna – ricorda Milesi – dov’è stato invece un grande successo”.

Gli italiani sono poco solidali? No, se si tiene conto che nel 2004 per lo tsunami ad Haiti il coordinamento di Agire ha raccolto in un anno 50 milioni di euro. Molto meno, però, di quanto è riuscito a fare nel Regno unito il Disaster emergency commitee, la struttura a cui Agire s’ispira: in 20 giorni circa 350 milioni di sterline. Tra quattro giorni inizia il Forum internazionale della Cooperazione (in programma a Milano l’1 e il 2 ottobre): “Chiederemo di integrare le ong italiane allo scacchiere internazionale. Ci sono Paesi molto attivi, come la Svezia, dove c’è lo Stato che sostiene con una quota parte. Vorrebbe dire consentirci di lavorare in un contesto più ampio”. Un miraggio, al momento, per i nostri cooperanti.

Redazione: Lorenzo Bagnoli, 28.09.2012

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