Da otto giorni il sindaco di Riace, Domenico Lucano, e il primo cittadino di Acquaformosa, Giovanni Manoccio, stanno facendo lo sciopero della fame, insieme a Giovanni Maiolo, un’operatore sociale. Protestano perché da due anni i due comuni calabresi non ricevono i fondi per ospitare i profughi dal nord Africa e i richiedenti asilo. In particolare Riace, fino a qualche tempo fa nota soltanto per il ritrovamento dei Bronzi, da diversi anni ha approntato un programma di accoglienza e integrazione dei migranti sbarcati sulle coste dello Ionio reggino o provenienti da altri centri di prima accoglienza come Lampedusa. Il modello Riace è diventato famoso in tutto il mondo ed è stato anche ufficialmente riconosciuto dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.
Attualmente nella cittadina della Locride sono ospitate 150 persone, tra cui 30 bambini. “I rifugiati sono rimasti senza sostegno economico -denunciano i due sindaci calabresi-. La Protezione civile non eroga i finanziamenti dovuti per i progetti ‘Emergenza Nord Africa’, nonostante si tratti di fondi da tempo già stanziati dal Governo nazionale. Come conseguenza di questa situazione, che non ha eguali nelle altre regioni, gli operatori sociali non ricevono stipendio da moltissimi mesi e i migranti devono vivere in case senza elettricità e rischiano la fame, poiché la maggior parte dei negozianti non può più permettersi di fare credito. Abbiamo urgente bisogno che vengano sbloccati i fondi del 2011 e quelli del 2012”.
Giovanni Maiolo ha scritto oggi una lettera al presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. “Cominciamo a stare male – dichiara Maiolo – Mal di testa, crampi allo stomaco, spossatezza. Di qui a non molto potremmo essere portati in ospedale. Ci auguriamo che si trovi al più presto una soluzione, fino ad allora non mangeremo”
Per il 25 luglio, è in programma a Riace una grande assemblea convocata con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione a favore dei borghi solidali, dei centri che hanno concretamente realizzato le politiche dell’accoglienza e dell’integrazione. Un incontro, quindi, che vuole valorizzare “l’alternativa ai Cara, ai respingimenti, alle galere etniche e alla clandestinizzazione dei fratelli e delle sorelle migranti – ribadiscono Lucano, Manoccio e Maiolo – per un’accoglienza tra diversi, che sia umana e solidale”.
Fonte: Redattore Sociale