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Per secoli la storia e l’arte, che insieme hanno “modellato” tutti i borghi e i comuni della penisola, non hanno fatto sconti a nessuno. L’attenzione alla disabilità non era una priorità di artisti e mecenati: i criteri di bellezza mal si coniugavano con quelli di accessibilità. La sensibilità verso il tema è un aspetto recente. Le città italiane hanno iniziato un’opera di rivisitazione di luoghi e monumenti, cercando di sopperire con ausili e innovazioni. Partendo soprattutto da una considerazione: se è vero che l’architettura è un valore assoluto, immutabile nel tempo, è anche vero che ha visto mutare nel corso dei secoli la simbiosi tra arte e vita. Impossibile ignorare il rapporto tra l’opera (e il suo contesto: la città) e le condizioni in cui è stata pensata, la destinazione cui era riservata, la possibilità per gli altri di accedervi, di goderne.

La rivista SuperAbile Magazine ha preso in esame tre città d’arte per definizione meta ogni anno di milioni di visitatori: Venezia, Firenze e Lecce. Capoluoghi che rappresentano l’Italia nel mondo e dalla cui analisi è possibile tastare il polso all’accessibilità italiana. Tenendo anche conto che non si può indiscriminatamente conseguire l’accessibilità in ogni circostanza e che non sempre la mancata possibilità di fruizione è sintomo di scarsa attenzione da parte di chi, quelle opere o quei monumenti, è tenuto a gestire. Ne viene fuori uno spaccato vario, in cui l’attenzione all’accessibilità deve fare i conti con le difficoltà architetturali di molti luoghi d’arte, ma in cui la sensibilità e – soprattutto – il diritto, hanno fatto breccia, permettendo alle persone con disabilità una fruizione considerevole delle bellezze del luogo. È ancora consigliabile, se non essenziale, però, muoversi preparati, con le informazioni già in mano, per evitare di incorrere, qua e là, in brutte sorprese.

FIRENZE – Quasi tutti i principali monumenti sono accessibili; il problema, semmai, è arrivarci. L’antico lastricato della città non favorisce i movimenti delle carrozzine, che spesso s’intoppano nelle numerose buche della pavimentazione, sconnessa in tantissimi punti del centro storico. Dettagli insignificanti e quasi invisibili per molti turisti, ma argini insormontabili per le persone con disabilità, costrette a improbabili zig zag tra le spaccature delle pietre. Altro problema di non poco conto, sempre nell’area del centro storico di Firenze, sono i marciapiedi molto stretti che non permettono agevoli manovre alle carrozzine. Inoltre, le associazioni dei disabili segnalano l’inadeguatezza della stragrande maggioranza degli alberghi. “Un turista disabile che vuole pernottare a Firenze avrà tantissime difficoltà – spiega Manuela Cappellini, presidente dell’Associazione toscana paraplegici -. Anche gli hotel più lussuosi, nella maggior parte dei casi, sono sprovvisti di camere per chi è in carrozzina”. La stazione ferroviaria di Santa Maria Novella è totalmente accessibile, anche se la scala mobile che la collega all’area commerciale sottostante è perennemente fuori uso. Le persone disabili utilizzano l’ascensore, ma devono attraversare una zona molto degradata. Grandi difficoltà, invece, nelle stazioni minori. Accessibile l’aeroporto. Per quanta riguarda i singoli monumenti, la città è generalmente attrezzata, anche se permangono alcuni disagi. La basilica del Duomo, Santa Maria del Fiore, è accessibile. Impossibile però arrampicarsi fino alla cima del cupolone, così come è impossibile arrivare in vetta al campanile di Giotto. In entrambi i casi, a causa dei risicati spazi nello scheletro delle strutture, che consentono a malapena il passaggio di chi sale a piedi. Totalmente a misura di disabile il Battistero, così come gli Uffizi, dove recentemente è stata inaugurata la “Nascita di Venere” del Botticelli tridimensionale per i non vedenti. Palazzo Vecchio è accessibile, ma non completamente. Bene le chiese di Santa Croce e di Santa Maria Novella (anche se alcuni gradini complicano l’arrivo dall’ingresso all’altare). Generalmente accessibile anche Palazzo Pitti, eccezion fatta per alcune parti del Museo degli Argenti. La Galleria dell’Accademia, al cui interno si trova il David di Michelangelo, è fruibile anche dai turisti con disabilità. Unico problema, il gradino all’ingresso. Non accessibili, invece, le Cappelle Medicee. È in fase di realizzazione l’ascensore, ma i lavori non sono ancora terminati. Notevoli difficoltà si riscontrano anche alla biblioteca Laurenziana e alla chiesa di Orsanmichele, in entrambi i casi a causa dei gradini che complicano l’accesso.


VENEZIA – A un primo sguardo sembra la città inaccessibile per eccellenza. Con le sue 121 isole collegate da 435 ponti, rappresenta una bella sfida per chi si occupa di garantirne l’accessibilità. Sfida che richiede all’amministrazione comunale un impegno costante attraverso il Peba (Piano eliminazione barriere architettoniche) e che sembra essere vinta: a oggi, quasi il 70% della città è accessibile, soprattutto grazie ai mezzi di trasporto pubblico. Per individuare le aree off limits, il Comune – tramite il servizio “Città per tutti” con l’ufficio Eba (Eliminazione delle barriere architettoniche) – ha realizzato una mappa delle zone accessibili e raggiungibili con i vaporetti, che trasportano fino a quattro carrozzine per volta, mentre in altre aree si può arrivare con “i motoscafi”, in grado di trasportare una sola carrozzina. Per raggiungere le aree in cui il trasporto pubblico manca è comunque disponibile il servizio di taxi acquei rivolto alle persone disabili, garantito da cinque imbarcazioni che forniscono, a turno, un servizio 24 ore su 24. Per accedervi è sufficiente chiamare la polizia municipale (tel. 041/2747332). Piazzale Roma, porta di accesso a Venezia, ha cambiato look, con alcuni miglioramenti per l’accessibilità. Le aree di sosta permettono ai “bus facile” di far funzionare le rampe; inoltre sono state collocate la pavimentazione e due mappe tattili. Circa un anno fa è stata installata l’ovovia sul ponte Calatrava, che consente alle persone con ridotta capacità motoria di passare agevolmente da una parte all’altra della riva (per quanto la realizzazione di quel ponte abbia scatenato a suo tempo numerose polemiche).

Ma il trasporto pubblico non è l’unico aspetto della lotta alle barriere architettoniche: gradini agevolati, rampe e passerelle sono dislocati in aree strategiche della città. Nel dettaglio, le rampe sono sul Ponte dei Lavraneri alla Giudecca e sul Ponte Zaniol nell’isola di Murano. Passerelle a raso si trovano, in forma provvisoria, sul Rio della Crea a Cannaregio e nel centro di Burano. Gradini agevolati sono sul Ponte delle Guglie e sul Ponte San Felice a Cannaregio e sul Ponte San Pietro a Castello. Una forma “rivisitata” di gradino agevolato si trova sul Ponte delle Cappuccine a Burano e sul ponte dell’Isola delle vergini per l’accesso alla Biennale. In corso di progettazione, altri interventi che sfruttano la nuova versione del gradino agevolato sui ponte Papadopoli, Ca’ di Dio, Ognissanti, de le Sechere. L’elevatore è sperimentato invece sul Ponte Longo, nell’isola della Giudecca. Esistono poi le rampe provvisorie, installate in occasione della Venice Marathon, lasciate a disposizione delle persone con disabilità motoria da ottobre a febbraio su tredici ponti. Sfrutta una particolare soluzione di gradino agevolato, con rampa provvisoria, anche il ponte della Paglia a San Marco, da dove si può ammirare il ponte dei Sospiri. Per poter apprezzare appieno le meraviglie di Venezia, sono a disposizione anche apposite guide a uso e consumo dei turisti. Attualmente ne sono state realizzate 12, alcune delle quali sulla centralissima area Marciana, Rialto, Murano, Burano e Torcello, ma anche Santa Marta, i Frari, Santo Stefano.

LECCE – Città d’arte, è riconosciuta come una vera e propria gemma culturale del sud Italia, non a caso definita la “Firenze del sud” e “Atene delle Puglie”. Patria del barocco e madre della cartapesta e della tipica pietra locale, la cosiddetta pietra leccese, è ricchissima di cattedrali, chiese, inaspettati scorci densi di storia. Il suo splendore monumentale e architettonico lo si deve soprattutto al periodo a cavallo tra il Cinquecento e il Settecento quando la pietra leccese tipicizza, con il suo colore e il suo stile, il barocco del capoluogo. La maggioranza dei monumenti e delle chiese leccesi ha ingressi secondari resi accessibili in tempi relativamente recenti, grazie a interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Per esempio, piazza Duomo – vera e propria gemma artistica del Salento, dove hanno sede il palazzo del vescovo e il palazzo del Seminario, testimonianza di un’architettura d’alto pregio – è raggiungibile e accessibile solo dal retro, così come molti altri monumenti storici della città (il Chiostro dei Teatini, la cattedrale di Santa Croce, il Castello Carlo V, solo per citarne alcuni).

Molte restano però le bellezze visibili solo dall’esterno perché ancora bloccate da barriere architettoniche, come le chiese di Sant’Irene e di Santa Chiara. Tuttavia, non si può pensare all’accessibilità solo dal punto di vista dell’ingresso ai monumenti: un vero e proprio handicap del capoluogo salentino è rappresentato dalla rete infrastrutturale, dai servizi di collegamento e dalla percorribilità delle strade per avere accesso alle bellezze monumentali e architettoniche della città.

Eppure, negli ultimi anni, molto è stato fatto per ridurre le barriere. Per esempio, grazie alla collaborazione dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti della provincia di Lecce, è possibile visitare il capoluogo salentino a occhi chiusi e senza correre pericoli. Si tratta di un itinerario tattile formato da una serie di pannelli che descrivono le forme e le linee delle principali attrattive cittadine e la loro storia, per permettere anche a chi non vede di conoscere e apprezzare tutto quello che la città è in grado di offrire. Il tour tattile si avvale di un servizio guida specializzato che prevede il coinvolgimento del visitatore ipovedente o non vedente in momenti di esplorazione su mappe e disegni tattili.

Testo: Serenella Pascali, Giorgia Gay, Jacopo Storni, Daniele Iacopini per Redattore Sociale

E per approfondire rileggi anche l’articolo pubblicato su Terre: “Vietato non toccare”, due musei tattili, ad Ancona e a Varese, per conoscere l’arte “in punta di dita”…

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