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Rom, sgomberi e salute

MILANO – “Le loro condizioni di vita sono sotto il livello della decenza”: non usa giri di parolePietro Massarotto, presidente del Naga, associazione di medici volontari, per descrivere la situazione dei rom nei campi irregolari di Milano. Sul loro camper hanno visitato, dal gennaio 2010 al dicembre 2011, 1.142 persone in 13 baraccopoli e nel campo comunale di via Triboniano (chiuso nell’aprile dell’anno scorso). E hanno scoperto che una persona su quattro non è mai andata a scuola, solo il 16% ha un lavoro in regola e solo in tre insediamenti c’era l’acqua potabile. Condizioni di vita che minano la salute dei rom: il 20% soffre di malattie respiratorie (bronchiti, faringiti e influenze), il 12% ha dolori alla schiena e agli arti e il 10,5% malattie gastroenteriche. Frequenti anche le cefalee che perseguitano l’8,6% dei rom. Un terzo delle donne sopra i 14 anni ha avuto un aborto. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Epidemiologia & prevenzione” e presentato questa mattina nella sede del Naga. “Dobbiamo smetterla di pensare ai rom come ad un’emergenza -aggiunge Piero Massarotto-. Sono qui da anni, alcuni dal 1998, dobbiamo affrontare con razionalità il problema delle loro condizioni di vita e di salute. Questo è garantire sicurezza, non contrapporre rom e cittadini italiani”.

Molti figli ma anche tanti aborti. Nei campi rom abusivi di Milano il numero medio di figli per donna è di 2,8. E mentre per la fascia di età dai 15 ai 25 anni le donne rom hanno 1,2 figli, la media sale con l’aumentare dell’età tanto che tra i 36 e 45 anni è di 3,6 figli. I ricercatori sono rimasti sorpresi dal fatto che almeno un terzo delle donne visitate, sopra i 14 anni, ha avuto un’interruzione di gravidanza (volontaria o spontanea) con una media di 3,8 aborti per donna. La causa? Forse perché su 216 donne sopra i 14 anni a cui è stato chiesto se fanno uso di metodi contraccettivi solo 17 (pari all’8%) ha risposto di sì. “Il bassissimo tasso di utilizzo di metodi anticoncezionali può spiegare in parte il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza come estremo rimedio per evitare una gravidanza non desiderata”, scrivono i ricercatori.

Sgomberi e salute. Nei dati dello studio del Naga non ci sono malattie come tumori o epatiti. “La ragione è semplice: le condizioni in cui operiamo e l’impossibilità di fare analisi non ci permettono di scoprire le patologie più gravi -spiega Andrea Galli, medico volontario del Naga-. I continui sgomberi, inoltre, ci impediscono di seguire con assiduità i pazienti”. Ogni volta che il Comune di Milano manda le ruspe per abbattere le baraccopoli, la condizioni di vita dei rom peggiorano. “Il tipo di abitazioni diventa sempre più precario a ogni sgombero -si legge nello studio del Naga-. In alcuni casi si è passati dalla baracca alla tenda, smontata di giorno e rimontata di notte, e i luoghi sempre più impervi e meno visibili”. La giunta Moratti si vantava di aver effettuato circa 500 sgomberi. “Con Pisapia la situazione è solo in parte migliorata visto che hanno continuato a farli nei campi irregolari -sottolinea Piero Massarotto-. Da dicembre c’è una moratoria e questo è un segnale positivo”.

Scolarità. In media i rom hanno frequentato le scuole per circa 5 anni nella loro vita, anche se tra gli adulti 1 su 4 non ha mai visto un’aula e sono per la maggior parte donne. La situazione migliora tra i bambini e ragazzi, tra i quali 1 su 5 non è mai andato a scuola.

Lavoro. Solo il 16% dei rom sopra i 13 anni di età dichiara di avere un lavoro e tra loro c’è anche un ragazzino tredicenne. Delle 83 che hanno anche specificato la professione, 29 sono muratori, 10 addetti alle pulizie, 9 operai e 4 meccanici. “In realtà sono molti di più coloro che lavorano -spiega Cinzia Colombo, volontaria del Naga che ha curato la ricerca-. Dalle conversazioni con le persone risultano che molte hanno occupazioni non in regola o attività saltuarie”.

Testo: Dario Paladini

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