Ben piegato, un foglio A3 fotocopiato ma di buona fattura sia come stampa sia come impaginazione. “Mappa del percorso e informazioni utili. Sgombriamo Expo, prendiamoci il centro della città vetrina”. Lo distribuivano durante il corteo No expo di venerdì primo maggio alcuni ragazzi e ragazze sorridenti, con i borsoni (rigorosamente quelli riciclabili) che si usano per fare la spesa nei supermercati. Un pieghevole con informazioni su “Lacrimogeni”, “Idranti”, “Sicurezza”, “Manganelli” e suggerimenti su “Se vieni arrestato o posto in stato di fermo”. Con in evidenza il recapito del “Legal Team” a cui rivolgersi in caso di problemi con l’autorità o minacce ai propri diritti. “La legalità non è uno dei parametri in base ai quali portiamo avanti le nostre lotte, seguire alcuni dei suggerimenti qui riportati può comportare la commissione di reati come travisamento e resistenza a pubblico ufficiale”.
E la postilla finale “Repressione e solidarietà”: “Alla fine del corteo non lasciare da solo chi avrà la sfortuna di non tornare a casa o verrà colpito dalla repressione nei mesi successivi. La solidarietà con gli arrestati è parte della lotta. Non ci limitiamo alla manifestazione. Partecipare a un presidio, mandare una lettera, seguire un processo, vuol dire non lasciare da solo quello che lo subisce”.
“Il pieghevole non è opera nostra -precisa l’avvocato Gilberto Pagani, coordinatore di Legal Team Italia-. Noi siamo per il rispetto delle regole. Il nostro ruolo in piazza è quello di tutelare i diritti e il rispetto della legge, da parte di tutti. Il nostro numero di cellulare è noto, campeggiava anche su alcuni manifesti che ho visto nel corteo, l’abbiamo diffuso proprio perché chiunque si senta minacciato o pensi sia lesi i suoi diritti ci possa chiamare”. Legal Team è costituito da un pool di avvocati che, indossando una pettorina bianca, seguono cortei e manifestazioni in qualità di osservatori. Venerdì 1 maggio a Milano erano 30, professionisti non solo milanesi ma anche di Torino, Genova e Roma. “Le forze dell’ordine si sono comportate in maniera intelligente -aggiunge-. Non abbiamo nessun abuso da segnalare”.
L’impegno di Legal Team è nato dopo i fatti di Genova nel 2001: “Abbiamo sostituito la nostra toga con una pettorina -scrivono sul loro sito legalteamitalia.it- e siamo scesi per strada perché convinti che per un avvocato la difesa dei diritti fondamentali delle persone non passa soltanto per le aule dei Tribunali. Ogni giorno nei CPT, nelle caserme e nei commissariati, nelle carceri, i diritti umani sono calpestati, la dignità delle persone ferita, i principi giuridici fondamentali ignorati; a volte vengono compiuti atti di violenza non giustificabili che portano addirittura alla morte”.
Redazione: Dario Paladini