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Una comunità per giocatori d’azzardo patologici

E’ stata inaugurata a Reggio Emilia la prima comunità terapeutica in Italia per giocatori d’azzardo: una struttura residenziale aperta 365 giorni all’anno che accoglierà giocatori patologici seguiti dai servizi pubblici e li curerà gratuitamente con ricoveri brevi e personalizzati. Nella struttura chiamata “Pluto”, il cui indirizzo rimarrà appositamente anonimo, i giocatori verranno assistiti nel loro percorso di “disintossicazione” grazie al sostegno da una parte dei servizi pubblici, e dall’altra dell’associazione Centro sociale Papa Giovanni XXIII e della Regione Emilia-Romagna, che con una delibera della giunta ha dato il via all’iniziativa. In passato, spiega il presidente dell’associazione Centro sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia, Matteo Iori, “se alcuni giocatori d’azzardo facoltosi avevano già l’opportunità di seguire terapie in costose cliniche private, ben poco potevano fare i semplici cittadini che magari, proprio per il gioco d’azzardo, avevano dilapidato anche le ultime risorse familiari”. Per questa ragione “da oltre 13 anni interveniamo sulla dipendenza da gioco d’azzardo – ha aggiunto – e questo ci ha portato ad avere in carico oltre 700 giocatori nei nostri 5 gruppi settimanali”. Iori è infatti anche presidente del Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo (Conagga), costituito da Enti diffusi su tutto il territorio nazionale, che si occupano di interventi su questo tipo di dipendenza attraverso attività di cura, prevenzione, informazione e trattamento.

Il presidente del Conagga lamenta “da sempre l’impossibilità di accogliere le persone più gravi in un percorso residenziale, per offrire un trattamento più intensivo”. Ed è “paradossale che proprio l’Italia, fra i primi al mondo per spesa pro-capite al gioco d’azzardo, non abbia ancora concesso l’opportunità di cura gratuita per chi ha questa forma di dipendenza”, prosegue. In altre occasioni, Iori aveva spiegato che il paradosso deriva dal fatto che lo Stato “è un attore privilegiato, e attraverso politiche legate alla finanziaria, sperando di aumentare gli introiti, ha permesso la nascita di giochi sempre nuovi”, senza però riconoscere il gioco d’azzardo nei Livelli essenziali d’assistenza (Lea), ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini.

L’inaugurazione di “Pluto” è stata preceduta da una fase di sperimentazione effettuata nel 2011. Fino a oggi 3 Regioni italiane avevano provato a dare una risposta concreta a chi soffre di questa “patologia”, e in Emilia-Romagna, in Toscana e in Piemonte erano state realizzate brevissime accoglienze. Dunque, prendendo spunto dalla sperimentazione, i giocatori d’azzardo a Reggio Emilia potranno essere ricoverati da per periodi che vanno da 2 settimane fino a 3 mesi, durante i quali saranno sottoposti a test diagnostici specifici, colloqui individuali, gruppi psicoeducativi con una trentina di contenuti diversi, lezioni sul gioco d’azzardo e i pensieri cognitivi erronei, consulenze legali e sulle forme di sovraindebitamento e attività culturali, ricreative e ludiche. Nella struttura verranno accolti 6 persone alla volta di entrambi i sessi, che verranno indirizzate alla comunità terapeutica in accordo alle Ausl competenti per il territorio di residenza del giocatore. “Il fine di tutto questo – conclude Iori – è permettere alle persone di essere accolte in un luogo piacevole e tranquillo, per riappropriarsi delle proprie competenze relazionali, recuperare i propri rapporti affettivi, e riottenere l’equilibrio e la lucidità persi con il gioco d’azzardo“.

Fonte: GB, Redattore Sociale, 8.07.2013

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