Gli italiani giocano d’azzardo sempre di più, ma lo Stato ci guadagna sempre di meno. Mentre infatti il giro d’affari è passato dai 61 miliardi di euro del 2010 agli 88,5 miliardi del 2012, le entrate del fisco sono scese da 8,7 a 8 miliardi di euro. È quanto emerge dalla relazione depositata dal direttore delle Dogane e dei Monopoli, Giuseppe Peleggi, durante l’audizione che si è svolta la settimana scorsa in commissione Finanze della Camera.
Il motivo è semplice: la tassazione dei nuovi giochi on line, che sono quelli che vanno meglio, è molto più bassa rispetto agli altri “tradizionali”.
Qui di seguito i dati che inquadrano il fenomeno in Italia.
Giochi on line
Le slot machine vanno forte anche sul web. Legalizzate nel dicembre scorso, nel primo trimestre del 2013 gli italiani ci hanno già perso 60 milioni di euro. Il dato, diffuso dai Monopoli di Stato, è al netto delle vincite. Complessivamente, da gennaio a marzo 2013, i giocatori hanno bruciato on line 217 milioni e 414mila euro, con una lieve flessione dello 0,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012. Il 60,6 per cento delle puntate è nei giochi di abilità, carte e slot machine (131.651.676 euro), il 31,9 per cento nelle scommesse sportive (69.433.745 euro), il 4,3 per cento nel Bingo (9.391.328 euro) e l’1,2 per cento nelle scommesse ippiche.
Investimenti pubblicitari
Nel 2012 le società che gestiscono il gioco d’azzardo hanno investito 84,3 milioni di euro di pubblicità sui mezzi d’informazione italiani: 60 milioni per gli spot televisivi, 10 su internet, 9,9 sui quotidiani, 3 sulle radio e 1,4 sui magazine. Un gruzzoletto che fa gola, anche se rispetto al 2011 c’è stato un calo dell’8,7%, più contenuto rispetto ad altri settori industriali, visto che in generale la pubblicità sui mass media è diminuita del 14,1%.
Costi sociali: 6 miliardi all’anno
Il Conagga, coordinamento nazionale dei gruppi per i giocatori d’azzardo, ha provato a calcolare il danno economico causato dalla diffusione capillare (e ora anche on line) di slot machine e altri tipi di giochi. La stima è tra i 5,5 e i 6,5 miliardi di euro all’anno. Il conto è presto fatto: 85 milioni di euro per i costi sanitari diretti, mentre quelli indiretti, considerando che i giocatori hanno il 28% di capacità lavorativa in meno, variano da un minimo di 4,2 a 4,6 miliardi di euro. È stata fatta poi una stima del valore della “perdita di qualità della vita”, dovuta alle violenze in famiglia o agli stati di depressione che possono colpire parenti e giocatori: da 1,1 a 1,8 miliardi.
Redazione: Dario Paladini, 13.06.013