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Firma per una legge nuova

In Lombardia risultano 223 aziende confiscate alle mafie: oltre la metà, per l’esattezza 121, ora hanno chiuso i battenti. Decine di posti di lavoro persi. La colpa, ovviamente, non è della magistratura che fa il suo dovere, ma di una lacuna legislativa del nostro ordinamento che non prevede strumenti per salvare queste imprese. A ciascuna viene assegnato un curatore, che però ha le mani legate perché l’impresa non può più accedere, per esempio, ai prestiti bancari. Per questo Acli, Cgil, Arci e Libera lanciano una raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che prevede ammortizzatori sociali per i lavoratori delle imprese confiscate, un fondo di garanzia per l’accesso al credito, uno sconto del 5% sull’Iva e agevolazioni fiscali per i dipendenti in nero che vengono regolarizzati. La raccolta di firme “Io riattivo il lavoro” inizierà a Fa’ la cosa giusta!, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili (15-17 marzo, Fieramilanocity) negli stand di Acli e Cgil.

La Lombardia è la terza regione in Italia per numero di aziende confiscate, dopo Sicilia (623) e Campania (347). “In questi anni di crisi economica le mafie hanno potuto fagocitare molte imprese in difficoltà -sottolinea Paolo Petracca, presidente provinciale di Acli Milano-. Si propongono come soci e poi finiscono per controllare tutta l’azienda”. La provincia lombarda con più attività economiche confiscate è Milano (147), seguita da quella di Brescia (30), Lecco (19), Como (10), Monza e Brianza (7), Pavia (3), Varese (3), Mantova (2) e Bergamo (2). “Siamo molto preoccupati per la situazione lavorativa -aggiunge Graziano Gorla, segretario organizzatore della Camera del lavoro-. Nei cantieri i nostri sindacalisti si sentono dire che con lo Stato non si mangia, con la mafia sì. È necessario ribaltare questa mentalità con azioni concrete“. 

Redazione: Dario Paladini, 7.3.2013

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