Uno dei modi più piacevoli per trascorrere del tempo è guardare il cielo, specie se è notte e non ci sono nuvole. Un’osservazione che riserva sempre splendide sorprese, non importa quale sia lo strumento utilizzato, dagli occhi ai telescopi più sofisticati. Soprattutto chi vive in città, dove l’inquinamento luminoso compromette la visibilità, può sentirsi un po’ disorientato davanti a
questo spettacolo e non saper distinguere una stella da un satellite. Tre programmi di software libero vengono in nostro aiuto, unendo rigore scientifico e divertimento. Il primo è Stellarium, un planetario che permette di contemplare il firmamento con l’intrigante possibilità di scegliere una precisa collocazione spazio-temporale: si può infatti “scorrere” avanti e indietro nell’orologio della storia, fermandosi a qualsiasi data, e osservare il cielo in ogni punto del nostro pianeta. una sorta di macchina del tempo con una grafica impeccabile, che fornisce informazioni astronomiche e antropologiche confrontando i miti e le leggende legati alla visione degli astri delle principali civiltà (stellarium.org).
Kstars, invece, è un programma di osservazioni sul campo: gestisce tutti i cataloghi stellari più diffusi e alcuni dei più specialistici, oltre ad avere un’utile modalità notturna che abbassa la luminosità del monitor utilizzando solo le tonalità del rosso, per non rovinare la visione. La sua funzione più importante, però, è quella di sapersi interfacciare ai sistemi di verifica dei telescopi tramite indi, un pacchetto di software open source nato per controllare tutte le strumentazioni astronomiche, dalle montature dei telescopi alle camere “Ccd” per fotografare le stelle (edu.kde.org/kstars).
Gpredict, infine, non aiuta a individuare gli astri, ma i satelliti artificiali che ruotano intorno alla Terra, spesso ben visibili come puntini che attraversano in velocità la volta celeste: ci dice cosa passerà sulla nostra testa, in quale momento e con quanta
luminosità (gpredict.oz9aec.net).
A che cosa può servire? A salutare con la mano gli astronauti della stazione spaziale internazionale, alzando il naso al momento giusto.
Redazione: Tommaso Ravaglioli, Openlabs, rubrica “mondopen” su TdM n° 041 gennaio 2012