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Ilva, riscatto in rosa

“La salute? È più importante dei diritti e viene prima del lavoro: perché questo se lo si perde lo si può recuperare, ma se ti diagnosticano un cancro la salute non può più essere recuperata”. Rosella Balestra, portavoce del Comitato Donne per Taranto (rileggi l’articolo pubblicato su Terre di novembre 2011, ndr), non nasconde la soddisfazione per i primi frutti della battaglia che, dal 2010, stanno portando avanti contro l’Ilva e i suoi veleni: “Siamo molto soddisfatte per il sequestro iniziato oggi: la magistratura ha già inviato in fabbrica alcuni tecnici per valutare lo spegnimento dei forni, nonostante le pressioni da tutti i fronti, politici e sindacali”.

“Da anni ci stiamo battendo per la tutela della salute -continua Balestra-: oggi i giornali dicono quello che abbiamo sempre detto, cioè che quell’industria ci stava uccidendo. Purtroppo avremmo voluto sbagliarci, ma una perizia epidemiologica dell’Asl di Taranto ha dimostrato il nesso di causalità tra le emissioni dell’Ilva e l’incidenza dei tumori nel quartiere Tamburi. Quindi per noi, in questo momento, non ci possono essere alternative alla chiusura dell’area inquinante della fabbrica”.

Ciò non significa che le “Donne di Taranto” non siano sensibili al disagio per l’occupazione: “Questa mattina c’è stato l’intervento del consiglio comunale dove ho ribadito che non c’è diritto, pur importante come quello al lavoro, che possa essere anteposto al diritto alla vita e alla salute -prosegue Ballestra-. Noi non siamo contro gli operai, ma vogliamo che capiscano che se dal loro lavoro dipendono le malattie dei bambini che vivono a ridosso dell’Ilva, dovrebbero essere i primi a dire “non vado” a lavorare”.

“Noi auspichiamo che Taranto si unisca nella lotta comune lotta comune di politici, associazioni, cittadini e operai e che butti via questa industria illegale che serve alla nazione solo per fare alzare il Pil -conclude l’attivista-: se Ilva chiude, avranno ripercussioni anche altre industrie, tra cui la Fiat di Pomigliano. Ma io non posso morire per far lavorare i loro operai”. 

Giovedì 2 agosto, a Taranto, ci sarà una manifestazione organizzata dai sindacati. “Noi non parteciperemo -dice Ballestra-, perché i rappresentanti nazionali di Cgil, Cisl e Uil non hanno lo stesso nostro obiettivo e dicono che l’Ilva deve continuare a vivere perché serve all’Italia.

Stiamo invece organizzando una contromanifestazione, sempre giovedì, con un grande cordone umano che faremo tenendoci per mano attorno al Palazzo di Giustizia”.

Testo: Andrea Rottini, per Redattore Sociale

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