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Richieste d’asilo in mano a giudici senza formazione

Di solito giudicano liti condominiali o piccoli incidenti d’auto. Ora si occupano anche delle richieste d’asilo dei profughi dalla Libia: decidono così del destino di persone fuggite da guerre e persecuzioni. Per i giudici onorari di tribunale (detti anche Got), quasi sempre avvocati ingaggiati dai tribunali per smaltire le pratiche minori, il lavoro è cambiato decisamente da un giorno all’altro. Senza alcun tipo di formazione. È questa la soluzione che il Tribunale di Milano ha escogitato per gestire la mole di ricorsi presentati dai profughi, giunti nel corso del 2011 in fuga dalla guerra civile libica, che si sono visti rigettare la domanda di asilo politico. A Milano, fino a ottobre 2011, la media era di 24 ricorsi al mese, dopodiché è schizzata a 80, da quando la Commissione territoriale, che ha il compito di vagliare le domande, ha cominciato a inviare i primi dinieghi. Come è loro diritto i profughi hanno fatto ricorso e spetta ora al Tribunale occuparsene. Il conto è presto fatto: ora sulle scrivanie dei Got ci sono almeno 500 casi. Non c’è del resto da meravigliarsi: Milano e provincia ospitano 928 profughi (in Lombardia circa 3mila).

Il commento del CIR: “Sono incompetenti in materia. Non si è mai visto niente del genere”. Cristopher Hein, presidente del Centro italiano per i rifugiati (Cir), è sorpreso del provvedimento adottato dal Tribunale di Milano per smaltire i ricorsi dei profughi. Una decisione mai presa prima nei palazzi di giustizia italiani. Le figure dei Got, i giudici onorari di Tribunale, dal punto di vista giuridico non hanno le competenze per esprimersi su temi così delicati. “Non si tratta di un condominio ma della vita dei migranti”, ribadisce Hein. 

Il direttore del Cir annuncia che consulterà giuristi e avvocati sulla correttezza della decisione presa dal Tribunale di Milano. “Intanto si può fare subito appello alle decisioni prese dai giudici onorari. Credo che la Corte d’Appello in questi casi debba annullare la sentenza di primo grado per incompetenza del giudice”.

Di solito, precisa Cristopher Hein, alle figure dei giudici di pace, assimilabili a quella dei Got, spetta il compito di convalidare i provvedimenti per trattenere immigrati irregolari nei Cie. “Qui invece parliamo di ricorsi alla giustizia ordinaria: mi sembra impossibile”.

IL QUADRO GENERALE – Hanno lasciato il loro Paese in guerra o perché erano perseguitati per le loro idee. Sono 58mila le persone, 2mila in più rispetto al 2011, che in Italia hanno lo status di rifugiato in Italia. Un numero ridotto rispetto ad altri paesi dell’Unione europea, come la Germania o la Francia, dove sono rispettivamente 174 e 99mila. O la Svezia, che ne ospita 86mila, 7 ogni mille abitanti. 

Il 2011 è stato un anno particolare. Delle 12.121 richieste d’asilo presentate in Italia, ben 10.860 si sono concentrate nei primi sei mesi dell’anno, in concomitanza con lo scoppio delle rivoluzioni in Nord Africa. In totale, secondo l’Unchr, l’anno scorso le commissioni territoriali italiane hanno esaminato 25.626 domande (la metà risalivano all’anno precedente) e ne hanno rifiutate 11.131. Solo 2.057 si sono trasformate in riconoscimento dello status di rifugiato. A 2.569 persone è stata concessa, invece, la protezione sussidiaria (vale 3 anni) e a 5.662 la protezione umanitaria (dura 1 anno).

L’Italia non è in grado di ospitare i profughi in maniera adeguata. “C’è una prima accoglienza a seguito della quale, però, non c’è un sistema capace di integrare – spiega Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Unhcr)-. Nel C.a.r.a (il centro di accoglienza dei richiedenti asilo, ndr) si sta fino a quando non arriva l’esito della domanda, poi una volta usciti quasi sempre non c’è niente”. 

Nel 2011, secondo l’Unhcr, si è registrato nel mondo il record delle persone costrette a fuggire dal proprio Paese: circa 800mila, la cifra più alta dal 2000. E alla fine del 2011 in tutto il mondo vi erano 42,5 milioni di persone tra rifugiati (15,4 milioni), sfollati interni (26,4 milioni) o persone in attesa di una risposta alla loro domanda d’asilo (895.000).

Testo: Dario Paladini, Lorenzo BagnoliLudovica Scaletti per Redattore Sociale
Foto: © Cédric Delsaux per UNHCR

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