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“La geografia” del test di italiano per stranieri

Ogni città ha il suo esame. Per gli stranieri che devono sostenere il test di italiano per ottenere il permesso di soggiorno di lunga durata, il “fattore geografico” è diventato fondamentale. Da quando, in febbraio, sono iniziate le sessioni d’esame, in Italia l’hanno affrontato 73.712 stranieri e i bocciati sono stati 4.227, pari all’11,2%. Ma mentre a Roma su 1.839 candidati chi non ce l’ha fatta sono il 3,5%, in Veneto si sale al 24,8% (su 1.647 esaminati) con punte del 34% a Padova. A Milano i bocciati finora sono stati il 14,1% (su 1.875). Perché tanta differenza? Il motivo è semplice: mentre in Lombardia e in Veneto il test è solo scritto, a Roma comprende anche una parte orale. Il pasticcio nasce dalle diverse interpretazioni che gli Uffici scolastici regionali hanno dato del Vademecum predisposto dal ministero dell’Istruzione il 28 dicembre 2010 e che dava indicazioni sulle modalità di gestione dei test.

Nel Lazio la parte orale dell’esame conta più di quella scritta. In una relazione redatta dalla commissione (composta da dipendenti dell’Ufficio scolastico regionale e dalle prefetture del Lazio) che sovrintende all’organizzazione degli esami, viene ribadito l’importanza di “un’attribuzione differente dei punteggi, in modo che la conoscenza della lingua scritta non superi il 20% del punteggio totale”. Un approccio più complessivo, quello laziale, che un gruppo di insegnanti e operatori sociali della Lombardia ritengono migliore e per questo si stanno battendo perché venga adottato anche nella loro regione: “Il decreto del Ministero dell’Interno (del 4 giugno 2010, che istituisce l’esame, ndr) non parla di conoscenza scritta -spiega Arcangela Mastromarco, insegnante ed esperta di glottodidattica-. È il vademecum del Ministero dell’Istruzione che le da troppo peso. Il punto è che già oltre 4mila immigrati non hanno potuto avere il permesso di soggiorno solo perché non sanno scrivere in italiano, ma magari lo capiscono e lo parlano discretamente”.

Gli esami vengono sostenuti nei Ctp, i centri territoriali permanenti per la formazione. E ogni Ctp ha il compito di preparare il testo. Il rischio è che anche nella stessa città ci possano essere sedi più difficili delle altre. “Non è possibile che tutto dipenda dall’arbitrio dell’insegnante incaricata”, sottolinea Arcangela Mastromarco.

Dai dati su Roma, Milano e Veneto emerge anche che sono ancora molti gli stranieri che, pur essendosi iscritti all’esame, non si presentano. Da febbraio a giugno, nella capitale gli assenti sono stati 403 su 2390 domande presentate, a Milano 824 (su 2.699) e in Veneto 327 (su 1953). 

Testo: Dario Paladini,per Redattore Sociale

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