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Gente di Dublino

Sono una quarantina i rifugiati politici e richiedenti asilo fuggiti dall’Italia e che hanno ottenuto dai tribunali tedeschi la possibilità di restare in Germania dal momento che il nostro Paese non ha saputo offrire loro condizioni di vita dignitose. E’ quanto emerge dall’inchiesta pubblicata sul numero di luglio di Terre di mezzo – street magazine. “La situazione umanitaria dei richiedenti asilo in Italia, e in modo particolare per quanto riguarda la salute e il diritto alla casa, non è in linea con gli standard minimi europei” si legge nella sentenza, emanata il 9 novembre 2010 dal tribunale amministrativo di Darmstadt, con cui i giudici stabilivano la sospensione del rimpatrio in Italia di un ragazzo somalo di 29 anni sbarcato a Lampedusa nell’aprile 2009.
Una sentenza che congela la prassi prevista dal regolamento “Dublino II” (343/2003): norma che impone ai profughi di chiedere protezione nel primo Stato membro in cui mettono piede. Chi viene pizzicato altrove deve essere rispedito al mittente.

Tra  giugno 2010 e maggio 2011 sono stati 27 i rifugiati politici e richiedenti asilo che hanno ottenuto il permesso di restare in territorio tedesco in attesa di sentenza definitiva. “In realtà i casi di sospensione sono più numerosi, almeno 40 in tutta la Repubblica federale“, puntualizza Dominik Bender, avvocato specializzato nella tutela dei diritti dei migranti e difensore di Mohamed. “Io e i miei colleghi incontriamo molti ragazzi scappati da Somalia, Etiopia ed Eritrea. Quasi tutti sono passati da Lampedusa -prosegue l’avvocato- e le storie che ci raccontano hanno aspetti comuni”. Se le istanze di sospensione verranno confermate, sperano gli avvocati, l’Ufficio per l’immigrazione potrebbe bloccare i rinvii verso l’Italia, come ha già fatto nel caso della Grecia. 

Pochi fortunati se si pensa che, solo nel 2009, i Paesi dell’Unione hanno chiesto al nostro Governo di “riprendersi” 10.596 fuggitivi. Erano stati 5.676 nel 2008 e 3.314 l’anno precedente. “È un dato parziale -commenta Christopher Hein, direttore del Centro italiano per i rifugiati-: tiene conto di quanti, una volta arrivati all’estero, presentano una nuova domanda d’asilo o vengono fermati dalla polizia. Non sappiamo, invece, quanti siano quelli che scelgono di vivere da irregolari”. 

Mohamed, 29 anni, era fuggito dalla Somalia in guerra: sbarcato a Lampedusa nell’aprile 2009 aveva chiesto asilo politico. Dopo circa cinque mesi trascorsi in un centro per migranti riceve i documenti e viene allontanato. “Ho preso il treno per Roma -racconta nella testimonianza giurata resa ai giudici-. Vivevo per strada e mangiavo alla mensa dei poveri”. Tenta la fuga una prima volta nel maggio 2010: destinazione Finlandia, ma viene rimandato indietro. Ci riprova il 21 giugno 2010: in autobus raggiunge l’Olanda e da qui la Germania. Si ferma a Francoforte sul Meno e chiede nuovamente asilo.  “Se state pensando di rispedirmi in Italia, vi chiedo piuttosto di rimandarmi immediatamente in Somalia“, ha concluso nella sua testimonianza.

Scritto da Ilaria Sesana per l’agenzia Redattore sociale

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