Paolo Cognetti torna a Milano dopo i viaggi seguiti alla vittoria del Premio Strega (Le otto montagne, Einaudi). Incontrerà i lettori martedì 5 dicembre alla Libreria Gogol & Company per l’uscita della nuova edizione, rivista, ampliata e con le illustrazioni di Alessandro Sanna, de «Il ragazzo selvatico»:
Perché ci ha rimesso le mani?
«Ho scritto “Il ragazzo selvatico” di getto, senza stare a ragionarci. È un diario, autobiografico: racconta la mia crisi dei trenta anni. Mi ero rifugiato in una baita di montagna per fare i conti con il passato e ritrovare l’ispirazione per la scrittura, che avevo perso. Quelle pagine aspettavano un ritocco: ho aggiunto dei capitoli — uno dedicato al mio cane Lucky —, modificato delle parti, lavorato di cesello. Ne è uscito un libro più completo e corposo».Insieme a lei, in libreria, ci sarà l’associazione culturale con cui ha organizzato il festival «Il richiamo della foresta», in Valle d’Aosta.
«Milano è una città di pianura con un legame speciale con la montagna. È quello che sto spiegando nei miei giri lungo la penisola. Mi chiedono: cosa c’entra il capoluogo con l’alpinismo, le vette? Allora parlo del Cai meneghino, degli alpinisti ed escursionisti urbani, del feeling cittadino per l’alta quota. La prossima estate rifaremo il festival. Parlerò anche della stalla che ho comprato sopra Brusson per farne un rifugio alpino con una vocazione per l’arte e la cultura».Dopo la vittoria dello «Strega» torna finalmente a Milano.
«Milano mi aspetta, da quando ho vinto lo Strega mi è sempre stata molto vicina, dimostrandomi affetto. È vero che spesso sono critico verso la città, se non la frequento non posso più lamentarmene. Lo faccio ora, dopo l’episodio di cronaca al Parco Litta, dietro casa mia. Abito in Bovisa e provo una grande delusione: dove è il rilancio del quartiere di cui si è parlato per anni? ».Nuovo romanzo: c’è già la storia?
(leggi l’articolo, di Marta Ghezzi, pubblicato su Il Corriere della Sera del 26.11.2017)