Ogni notte Saba, emigrata dall’Egitto 20 anni fa e ora cittadina italiana, si sveglia alle 4 e mezza, attraversa la città in auto, entra nel palazzo in zona Navigli, a Milano, di cui è custode e prepara i sacchi e i cassonetti dei rifiuti. Entro le 6 deve portarli sul marciapiedi, perché passa il camion dell’Amsa. Con il suo corpo minuto ogni anno insacca, alza e trascina circa 19.200 chili di spazzatura. È una stima per difetto: 320 chili pro capite di rifiuti, moltiplicati per le 30 famiglie che ci abitano nell’ipotesi che siano composte solo da due persone. Il tutto per circa 150 euro di indennità al mese da aggiungere alla paga base. “D’inverno, quando c’è buio, ho paura di incontrare qualche malintenzionato -racconta-. Per fortuna non mi è mai successo nulla”. Chi “fa i sacchi” è l’anello debole della catena che porta i rifiuti dalle nostre case all’inceneritore o ai centri di riciclaggio. Pagato poco, spesso in nero, direttamente dagli amministratori di condominio, dalle imprese che hanno in appalto la pulizia delle scale o da qualche portiere che non ha voglia di alzarsi presto. Qualcuno prende l’incarico di tre o quattro stabili: inizia alle 3 di notte per finire in tempo. “È un mestiere usurante -spiega Patrizia Cannizzo, sindacalista della Cisl che si occupa dei portieri-, una delle malattie professionali più ricorrenti è l’ernia. In molti caseggiati la spazzatura è negli scantinati, invece per facilitare il compito di questi lavoratori si dovrebbero creare delle isole ecologiche nei cortili”. “Quando lavori di notte devi cercare di non fare troppo rumore -sottolinea Miran, albanese di origine-. Io non trascino il bidone dell’umido, ma lo porto in spalla. Quello del vetro l’ho foderato, altrimenti sveglio tutti qui”. Il lavoro è complicato dalla maleducazione di alcuni inquilini. “C’è chi lascia il cassonetto della carta aperto nelle giornate di pioggia -racconta Saba-. Oppure getta il vetro nei sacchi della plastica. Potrei lasciar perdere, ma il condominio poi prende la multa e mi dispiace per chi fa bene la raccolta differenziata”. Può diventare un mestiere rischioso anche sul piano legale. Saba ha rischiato una denuncia da parte di un inquilino che aveva buttato delle buste ancora sigillate nel sacco dell’indifferenziato. “Dato che avevano ancora su il nome del destinatario le ho date all’amministratore di condominio, perché mandasse una lettera di richiamo all’interessato -ricorda Saba-. Quest’ultimo però voleva querelarmi per violazione della privacy. Ma si rende conto?”.
Redazione: Dario Paladini, Terre di mezzo street magazine n°046, marzo/aprile 2014