Galeotto fu Terre di mezzo. Due venditori del nostro giornale hanno conosciuto la loro compagna italiana vendendo il magazine. All’inizio erano solo due clienti, ma poi è scattata la scintilla. La strada riserva anche queste sorprese.
Terre è nato, nel 1994, come giornale di strada e non l’ha mai abbandonata. Anzi ha arricchito l’offerta con i libri. Oggi sono una quarantina i venditori, tutti senegalesi, più un algerino e due romeni: li potete trovare a Milano, Ancona, Parma, Reggio Emilia, Roma, Trieste e, in estate, sulle spiagge della costa romagnola, della Versilia e in Sardegna. Dal 3 al 9 febbraio la Rete internazionale dei giornali di strada celebra la settimana dei venditori. Un modo per sensibilizzare tutti sull’importanza di questo lavoro. “L’incontro con le persone è l’aspetto più bello del nostro mestiere -racconta Khalifa Thiam, 35 anni, in Italia dal 2007 e responsabile dei venditori-. Sono tante le storie che potrei raccontare. C’è chi si è offerto di insegnarci l’italiano, altri hanno proposto magari un posto di lavoro nella propria impresa. E poi molti di noi ora hanno amici italiani, conosciuti proponendogli una copia del giornale”.
Vendere in strada vuol dire anche combattere con il freddo, la pioggia e l’incomprensione di coloro “che non sanno che il nostro è un lavoro vero, in regola”. Non sanno che è così che mantengono la famiglia in Senegal. “E da noi comprende anche fratelli, cugini, zii”, sottolinea Khalifa. C’è chi, tornato in Senegal, ha aperto un panificio o un bed & breakfast con i risparmi del lavoro svolto per Terre di mezzo. “Si emigra per lavorare ma anche per conoscere altre culture -aggiunge Khalifa-. Da noi si dice che per diventare un uomo bisogna girare il mondo. Almeno una volta nella vita bisogna partire”.