Antonino De Masi, imprenditore di Rizziconi (Reggio Calabria) ha annunciato che il prossimo 10 luglio chiuderà il suo stabilimento di metalmeccanica che dà lavoro a 180 persone a Gioia Tauro. Dopo aver denunciato i tassi usurai della banche e dopo
aver subito pesanti minacce dalla criminalità organizzata come i 44 colpi di khalashnikov sparati contro i capannoni dello stabilimento, De Masi ha vissuto blindato attendendo invano i fondi del mutuo antiusura. Il finanziamento doveva essere erogato entro pochi mesi dalla presentazione della domanda, inoltrata nel 2006. A tutt’oggi l’imprenditore della piana gioiese non ha visto un soldo nonostante il tribunale amministrativo di Reggio Calabria, per la quattordicesima volta, si sia pronunciato favorevolmente in merito alla concessione del mutuo. Il Tar ha motivato così l’ultima sentenza del 20 giugno scorso, rifacendosi “a quei valori di solidarietà e di tutela che discendono dai principi generali dell’art. 2 e 3 della Costituzione di cui la legge 108/1996 va considerata direttamente esecutiva”.
Il 27 giugno, De Masi ha inviato la sentenza e una ennesima lettera per illustrare la sua situazione al commissario antiracket, al ministero degli Interni e al prefetto. Ma alle sollecitazioni di De Masi non è seguito alcun riscontro, nessun segnale ha fatto ben sperare l’imprenditore che ha deciso di chiudere i battenti della sua attività dopo aver venduto tutti i suoi beni, per poter pagare i suoi dipendenti. Non avendo più risorse a cui attingere, la chiusura è inevitabile. “Chiuderemo per crimini di Stato – ha annunciato De Masi – riuscendo un pezzo dello Stato laddove non è riuscita la criminalità”. Sulla vicenda anche le organizzazioni sindacali Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uil-Uilm sono intervenute chiedendo un incontro urgente col prefetto di Reggio Calabria proprio per scongiurare la chiusura dello stabilimento e il conseguente licenziamento dei 180 lavoratori. I sindacati hanno evidenziato il fatto che l’imprenditore è ormai stremato sul piano economico-finanziario, ricordando che il tribunale ha riconosciuto la figura di De Masi come vessillo della legalità in Calabria. Inoltre, la chiusura dell’azienda acuirebbe la crisi già molto forte nella Piana di Gioia Tauro, provocando un crollo verticale dei livelli occupazionali.
Solo qualche giorno fa, De Masi ha ricevuto a Milano il premio “Giorgio Ambrosoli” per “integrità, responsabilità e professionalità”, promosso da Transparency International Italia insieme alla famiglia Ambrosoli in collaborazione con Confcommercio, comune di Milano e Camera di commercio.
Fonte: redattoresociale.it, 2.07.013