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I pendolari dell’azzardo

Il piatto piange a Campione d’Italia, provincia di Como. A ottobre, i 550 dipendenti del casinò dell’enclave italiana in territorio svizzero hanno accettato di sottoscrivere un contratto di solidarietà, che prevede una riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio di circa un terzo. Dopo un buco di 40 milioni di euro nel bilancio del 2011, in 220 rischiavano il posto. “I quattro grandi casinò italiani, tra cui anche Sanremo, Venezia e Saint Vincent sono in crisi -spiega Maurizio Fiasco, sociologo-: soffrono per la concorrenza delle sale da gioco, che in Italia ormai sono circa 14mila, e per la diffusione dell’azzardo on line”.

Per salvarsi ai casinò non resta allora che cercare nuovi clienti. Così, a Campione e Saint Vincent hanno deciso di scommettere sui cinesi immigrati nel Belpaese, a cui offrono ogni sabato e domenica viaggi gratuiti in autobus con partenza da Milano. Neanche a dirlo, i pullman sono pieni, nonostante il servizio non venga pubblicizzato sui siti internet dei due casinò, come invece accade per altri clienti che per raggiungere Campione d’Italia hanno a disposizione due partenze “ufficiali”: una che fa capolinea a piazzale Cadorna, al costo di 15 euro (andata e ritorno) e l’altra, gratuita, alla stazione Centrale. giocatori cinesi sulla passerella del casinò di Campione, il cui progetto è opera dell’architetto Mario Botta.

Per gli abitanti della China town milanese dunque è previsto un servizio ad hoc, che funziona grazie al passaparola: l’appuntamento è all’angolo tra via Procaccini e via Niccolini, a pochi passi dal Cimitero monumentale, confine del quartiere di
Paolo Sarpi. I primi gruppetti di giocatori cominciano ad arrivare verso le 13, per salire sull’autobus diretto a Saint Vincent. Un’ora dopo, partono due pullman gran turismo per Campione d’Italia. “Ci sono già stata tre volte, mi trovo bene”, racconta Maria, 30
anni. È una delle più giovani, l’età media degli altri, a occhio, si aggira sui quarant’anni. Qualcuno degli uomini si è vestito con giacca, camicia bianca e cravatta, ma la maggior parte ha un abbigliamento più informale: giacconi neri in finta pelle e jeans.
Appena l’autista imbocca la circonvallazione, cala il silenzio: quasi tutti iniziano a dormire. In un’oradi viaggio, l’unico momento curioso è alla frontiera: sale un gendarme svizzero che dà una generica occhiata ai passeggeri e rimane sorpreso nel vedere, tra
gli altri, due italiani: “Documenti, prego”, sollecita. Mentre il militare sparisce negli uffici della dogana con le carte d’identità, in pullman inizia il brusio, oltre agli sguardi curiosi rivolti agli “intrusi”. Dopo dieci minuti, come niente fosse, il viaggio riprende.
A Campione d’Italia, il grande posteggio è quasi deserto. Ma ad accogliere igiocatori con gli occhi a mandorla si presenta una hostess, loro connazionale: è a lei che si rivolgono per farsi rilasciare il biglietto d’ingresso. Si tratta di 1.120 presenze al mese. Per dirlo, basta un rapido calcolo: se un pullman contiene una settantina di passeggeri e ogni weekend ne partono in media 280, si può ipotizzare questo piccolo “esercito di giocatori” che il casinò fa di tutto per far sentire a casa. Come? Oltre al benvenuto, ha creato una fidelity card, organizza i festeggiamenti del capodanno nel grande salone all’ultimo piano e a settembre ha ospitato l’ultima puntata del “Dream come top model”, un reality show trasmesso dalle tivù di Pechino, in cui giovani aspiranti modelle si sfidano all’ultima passerella.
Il copione dei cinesi al casinò è quasi un rituale: una volta entrati, snobbano le slot machine al piano terra e si fiondano al primo piano per accalcarsi intorno al tavolo del “Punto banco”, un gioco simile alla roulette, molto in voga aldilà della Grande muraglia. La puntata minima è di 20 franchi svizzeri, circa 25 euro. Ad ogni “rien ne va plus” del croupier, sul tavolo verde si accumulano decine di fiches. Andranno avanti ininterrottamente fino a sera inoltrata, unica concessione una sosta al bar. Il loro pullman infatti riparte alle 23, mentre gli altri clienti, con i “viaggi ufficiali”, possono scegliere per il ritorno tra le 19 -a bordo una decina di anziani- e mezzanotte e mezza.
Che gli immigrati facciano gola all’industria dell’azzardo, lo si nota anche passeggiando nella China town di Milano. Nel quadrilatero intorno a via Paolo Sarpi si contano sei sale da gioco, tutte Aprire una sala di slot machine e videolottery è poco più che un gioco da ragazzi: bisogna solo chiedere la licenza alla Questura e comunicare l’avvio dell’attività al Comune. Non ci vogliono capitali ingenti: a Milano bastano 70mila euro per arredare i locali e installare i sistemi di sicurezza, dalle videocamere a
circuito chiuso alla blindatura del box della cassa. Slot machine e video lottery, invece, si chiedono in comodato d’uso alle imprese
che gestiscono il gioco d’azzardo per conto dei Monopoli di Stato. Su 10 società, solo due sono italiane: Lottomatica e Snai.
Le altre hanno sede in Lussemburgo (Gamenet, Cogetech, Hbg Connex e Sisal), Spagna (Cirsa, Codere), Svizzera (G.Matica) e Regno Unito (Bplus). Ogni slot è collegata con la concessionaria e con i Monopoli: su ogni giocata, la prima incassa l’1 per cento, lo Stato e il gestore della sala il 12 per cento ciascuno. Il resto torna in tasca ai giocatori come vincita, ma in realtà è un’esca per
tenerli incollati alle macchine della fortuna. Con le slot, fare affari è un gioco Sul pullman diretto a Campione d’Italia una domenica pomeriggio di novembre.

Redazione: Dario Paladini (TdM 040, dicembre 2012)
Foto: Matt Corner 

Il 14 gennaio Terre di mezzo, Legautonomie e un gruppo di sindaci lombardi presenteranno a Milano un manifesto contro il gioco d’azzardo in cui chiedono al Parlamento che verrà eletto in febbraio più poteri per regolamentare la presenza delle sale gioco nei loro territori. L’appuntamento è per le ore 10.30, nella la sede di Legautonomie in via Duccio di Boninsegna 21.

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    Negli ultimi anni ha portato in Italia le serie di Dory Fantasmagorica e Cane Puzzone, ha pubblicato più di 40 guide ai cammini italiani e ha dato alle stampe i testi di Paolo Cognetti e Erri De Luca impreziositi dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, e di Wislawa Szymborska con Guido Scarabottolo, e Claudio Piersanti con Lorenzo Mattotti.

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