Può sembrare una guerra tra poveri in nome dei poveri. Ma non lo è. Svela in realtà la crisi in cui versa la cooperazione italiana e il mondo delle Ong (organizzazioni non governative). Queste ultime stanno duramente protestando contro il ministero degli Esteri perché ha lanciato la campagna di raccolta fondi via sms “Crescita” insieme alle sedi italiane di tre agenzie delle Nazioni Unite: Fao, Ifad e Wfp. “Non solo sono stati azzerati i fondi a sostegno della solidarietà internazionale, ora il ministero fa concorrenza alle stesse Ong”, afferma Sabina Siniscalchi, portavoce di Colomba, coordinamento di un centinaio di organizzazioni lombarde.
La campagna Crescita ha trovato spazio sulla Rai e altri canali televisivi: i soldi raccolti serviranno “a sostenere la popolazione femminile nel distretto di Mwingi in Kenya, gravemente colpito dalla siccità”, si legge nel comunicato stampa della Fao. Per le ong italiane sia il Ministero che le agenzie Onu dovrebbero però usare solo i fondi pubblici. “Ma anche quest’anno lo Stato cerca di colmare la mancanza di risorse con una raccolta sui privati – aggiunge Maria Egizia Petroccione, del Coordinamento italiano network internazionali di cui fanno parte ong come Actionaid, Amref e Save the children -. I cittadini italiani finanziano questo tipo di attività già con la tassazione ordinaria. Solo che ormai l’Italia non destina più nulla per i progetti di sviluppo”. Nelle casse dello Stato non ci sono più soldi per la cooperazione: nel triennio 2008-2011 gli stanziamenti del ministero degli Affari esteri hanno registrato complessivamente un taglio del 78%. Sono passati da 732 milioni di euro nel 2008 a 326 nel 2010, per poi ridursi nel 2011 a 172 milioni, fino agli 86 milioni per il 2012 che sono già stati tutti spesi.
Anche sulle ong la crisi economica si fa sentire: la campagna di raccolta fondi pro Siria lanciata questa estate dall’Agenzia italiana per le risposte alle emergenze (Agire), di cui fanno parte 11 organizzazioni non governative, ha raccolto in 49 giorni solo 60mila euro tanto che i progetti per aiutare i profughi sono saltati. La nuova campagna del Ministero è sembrata alle ong un colpo basso. “È già successo l’anno scorso -sottolinea Maria Egizia Petroccione-. Il ministero occupa gli spazi televisivi e le ong sono costrette a rimandare le proprie campagne. Abbiamo chiesto al Ministero un incontro, ma non ci hanno neanche risposto”. “Con azioni di questo genere si comunica al grande pubblico da un lato che il privato sociale non è da sostenere -aggiunge Sabina Siniscalchi-, dall’altro che l’Italia conterà sempre meno a livello internazionale, in quanto il Governo deve ricorrere alle donazioni dei cittadini per far fronte agli impegni solennemente sottoscritti dal nostro Paese di fronte alla comunità mondiale e finora disattesi”.
Redazione: Dario Paladini, 6.011.012