L’attesa è finita: la Corte dei Conti ha finalmente approvato il regolamento attuativo che rende operativa la Sanatoria. Vi accompagnamo a scoprire chi e come può regolarizzarsi e quanto costa. Anche se qualche dubbio rimane.
Si potrà fare la domanda solo online, tra il 15 settembre e il 15 ottobre. E a compilarla dovrà essere il datore di lavoro.
A chi è rivolta
– La sanatoria è rivolta agli stranieri residenti in Italia continuativamente almeno dal 31 dicembre 2011.
– Il rapporto lavorativo deve durare almeno dal 9 maggio 2012 e deve essere full time a tempo determinato o indeterminato. A meno che non si tratti di collaboratori domestici: in questo caso, può essere regolarizzato anche chi lavora almeno 20 ore a settimana.
– Perché la domanda vada in porto, il lavoratore non deve essere stato segnalato alle autorità giudiziarie di altri Paesi né aver ricevuto un provvedimento di espulsione.
– Il datore di lavoro deve essere cittadino dell’Unione europea, oppure un extracomunitario con regolare carta di soggiorno. Il semplice permesso di soggiorno non è sufficiente. Sono esclusi anche i datori di lavoro che non hanno portato a termine la domanda di regolarizzazione del 2009. È capitato di frequente infatti che all’atto di firmare il contratto di soggiorno in Prefettura, il datore scomparisse. Questo ha impedito a molti di concludere la pratica.
Questioni irrisolte
– Come si può dimostrare la propria presenza in Italia prima del 31 dicembre 2011? Solo attraverso “atti di organismi pubblici”, si legge nel decreto attuativo che però non specifica quali siano: il timbro sul passaporto dopo l’atterraggio in Italia? Le carte che attestino ricoveri ospedalieri o multe?
– Anche nella sanatoria del 2009 c’era il veto per gli immigrati espulsi, con l’introduzione della cosiddetta “circolare Manganelli”. La Corte di giustizia europea ha stabilito che è un impedimento illegittimo. I sindacati aupiscano quindi che il Governo cambi idea: siamo ancora in tempo perché Monti e ministri potrebbero emanare una circolare aggiuntiva.I costi
– Il datore di lavoro che invia la domanda di sanatoria deve dimostrare un reddito superiore ai 30mila euro all’anno. Nel caso di colf e badanti, c’è uno “sconto”: bastano 20mila euro per le persone sole e 27mila nel caso in cui la persona lavori per una famiglia. Non è richiesto un reddito minimo alle persone disabili accudite da badanti. Se un datore vuole far emergere più di un lavoratore irregolare, i ministeri si riservano di stabilire un limite di reddito caso per caso.
– Al momento della compilazione del form on line, il datore di lavoro deve già aver versato mille euro all’Agenzia delle entrate. Per farlo, dovrà compilare, a partire dal 7 settembre, un F24 con moduli identificativi ‘REDO’ (per il lavoro domestico) e ‘RESU’ (per il lavoro subordinato). Entro il 16 novembre, inoltre, il datore dovrà provvedere al versamento di sei mesi di contributi Irpef. Stesso discorso per gli oneri Inps e per le altre tasse, anche se non è prevista una deadline.
Tempi della risposta
– Il datore, finita la pratica, dovrà dare una copia della ricevuta al suo dipendente. Quel pezzo di carta impedisce che venga espulso, in quanto lo straniero è in attesa di regolarizzazione.
Questioni irrisolte
Dopo quanto si verrà convocati in Prefettura? Le pratiche vengono vagliate da Questura, Prefettura e Direzioni territoriali del lavoro: nelle precedenti sanatorie hanno impiegato anche due anni. È la Prefettura che infine chiama le parti per sottoscrivere un contratto di soggiorno. Se non si presentano, tutta la trafila precedente è vana. Nel 2009 è capitato di frequente, in due anni di attesa posso accadere tante cose: datori di lavoro decessi prima della convocazione, lavoratori licenziati pochi giorni prima, imprenditori irrintracciabili, pensionati che non ne volevano sapere di andare in Prefettura. In nessuno di questi casi, la pratica è andata a buon fine.
Testo: Lorenzo Bagnoli
Aggiornato il: 7/9/2012