Già i rom non godono di buona fama, ma a volte i quotidiani buttano benzina sul fuoco. Secondo il rapporto presentato oggi a Milano dal Naga, i giornalisti imputano a rom e sinti comportamenti negativi senza averne le prove o che, se riferiti ad altre persone, non sarebbero giudicati pericolosi. E così Libero racconta (il 12 settembre 2012) di una scritta -“italiani bastardi”- comparsa su un muro e l’attribuisce ai rom concludendo che “siamo nelle loro mani”. Mentre il Corriere della sera (13 settembre 2012, pagine milanesi) nell’articolo “Viaggio nei quartieri tra spaccio e risse”, associa i rom alla criminalità senza citare episodi specifici e l’unica colpa sembra essere che “vanno e vengono intorno a piazzale Lugano”.
Un altro modo di fare informazione discriminatoria è quello di attribuire i reati commessi in una zona a rom e sinti a priori. Repubblica (del 10 ottobre 2012) racconta del grave ferimento di un’anziana in via Govone a Milano, dove due sconosciuti l’hanno accoltellata sulle scale di casa. “Per i condomini erano entrati due zingari (…). C’è nelle vicinanze un insediamento rom abusivo e il primo sospetto per forza di cose porta lì”.
Se c’è un elenco di fattori negativi che assillano un quartiere o una città, quasi sempre vengono annoverati anche rom e sinti. La Padania (16 gennaio 2013) scrive che “le territorialità da Pegli a Voltri (Genova, ndr) sono ormai prede frequentemente di vandali, nomadi e atti di microcriminalità”.
Si sfiora poi il ridicolo quando è sicuro che i rom non possano essere i colpevoli. La Stampa (27 febbraio 2013) in un articolo sull’omicidio di un sacerdote, ricorda che dieci giorni prima era stato minacciato da un giovane 24enne “di etnia sinti”. I ricercatori del Naga sottolineano che il 70 per cento dell’articolo è dedicato a quest’ultimo episodio. Ma poi il giornalista conclude che essendo il 24enne già in carcere il giorno del delitto del sacerdote, “non può sicuramente essere stato lui”.
Redazione: Dario Paladini, 7.05.2013
PER APPROFONDIRE
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