“È una cosa bella. All’inizio se ne fregavano, ma adesso è bello ricevere della solidarietà. Chi mi ha sostenuto dall’inizio sono stati Libera Milano e David Gentili, della Commissione consiliare antimafia”. Parla Loreno Tetti, l’imprenditore a cui hanno bruciato l’autonegozio di bibite e panini in via Celoria, nella notte tra il 17 e il 18 luglio. Lunedì 10 settembre riaprirà il chiosco, dopo due mesi dall’attentato, subito perché non voleva pagare il pizzo al clan. “L’ordine di bruciarmi il chiosco è partito da dentro – dice -. Conosco almeno 30 colleghi che hanno pagato e ora incolpano me, dicendo che son un infame perché ho denunciato”. L'”associazione”, così definita da Tetti alle forze dell’ordine, “è composta tutta da calabresi molto uniti tra loro”. “È improbabile – continua – che si trovi qualcun altro disposto ad esporsi”.
Loreno Tetti è grato alle istituzioni per ciò che hanno fatto. Ha solo una richiesta: “Vorrei che fosse installata una videocamera per filmare quello che accade, più che essere seguito da una scorta“, dice in riferimento al presidio dei vigili disposto dall’assessore Granelli. “Ora sto tribolando per trovare le ultime risorse per riaprire. Non ho paure particolare, spero solo di poter fare il mio lavoro senza disturbo. Lavoravo bene, prima, è per questo che hanno colpito me: facevo più degli altri”, racconta il negoziante.
Della vicenda di Loreno Tetti, si parla nell’ordinanza sull’Operazione Redux Caposaldo, datata maggio 2011: “Ciò che induce i ‘paninari’ a soggiacere a questa condizione (pagare il ‘pizzo’, ndr) sono sostanzialmente due fattori. Il primo è che l’associazione controlla tutto ed in grado spostare a proprio piacimento questo o quel rivenditore, disturbando pesantemente il mercato degli altri (cioè di coloro che pensano di non allinearsi). Il secondo è che l’associazione è in grado di affermare la propria volontà, ricorrendo alla violenza, che può essere fisica nei confronti delle persone, o diretta alla distruzione dei camion (con abbruciamenti e incendi che la cronaca giudiziaria fa ritenere eventualità ben concrete e per nulla remote)”, si legge. Potrà mai finire questo dominio dell'”associazione”? Loreno Tetti è scettico: “Forse – confessa – in Italia non siamo ancora pronti per affrontare problemi del genere”.
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’
Libera Milano, la Commissione consiliare antimafia, gli studenti del gruppo Stampo Antimafioso, l’associazione Saveria Antiochia, Le Girandole, Qui Milano Libera e gli studenti di matematica della Statale di Milano hanno indetto un presidio per lunedì 10 settembre dalle ore 13.30. Un modo per segnalare chela città è vicina a chi ha il coraggio di uscire dall’omertà. Loreno Tetti è stato l’unico a denunciare il giro di racket degli autonegozi in mano al clan dei Flachi e per questo ha subito intimidazioni.
“Ora le istituzioni devono essere vicine a Tetti per supportarlo anche nella richiesta di risarcimento per le vittime del racket”, dichiara il presidente della Commissione consiliare antimafia David Gentili. “L’omertà si scardina se le persone si rendono conto che c’è anche un vantaggio economico a denunciare, se sosteniamo le attività di chi denuncia andando a prendere i loro prodotti”, prosegue. In questo momento, Milano ha finalmente trovato un imprenditore che è uscito allo scoperto: “Alcuni studenti mi chiedevano come promuovere una ‘movida sostenibile’, senza infiltrazioni mafiose. Possiamo cominciare stando vicino a Tetti”, aggiunge il presidente della Commissione consiliare antimafia. “Se i cittadini sanno, troveranno il modo migliore per esprimere solidarietà a Tetti e raccoglieranno le sue preoccupazioni e le loro richieste”, conclude Gentili.
L’assessore alla Sicurezza Marco Granelli ha predisposto un servizio di sorveglianza preventivo all’attività di Tetti. “Vogliamo prevenire altri episodi di aggressione ma soprattutto vogliamo continuare a dare un segnale forte di tutela della legalità e dell’impegno che il Comune di Milano pone contro la mafia”, dichiara l’assessore.
Testo: Lorenzo Bagnoli, 7.09.2012